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martedì 29 marzo 2016

Libia: condannato a morte il figlio di Gheddafi. Saif al-Islam








Muammar Gheddafi, è stato condannato a morte per fucilazione. La condanna "è definitiva ed è da eseguire", ha annunciato il procuratore generale di Tripoli, Sadiq al-Suwar, dopo la sentenza dalla Corte d'appello nei confronti dei gerarchi del passato regime del Colonnello.


Con Saif sono stati condannati alla stessa pena anche altri 7 esponenti di alto rango dell'ex regime destituito nel 2011. Tra loro Abdullah Senussi, che fu capo dell'intelligence e l'ultimo premier dell'era Gheddafi, al-Baghdadi al-Mahmudi. Erano accusati di crimini commessi durante le rivolte in LIbia nel 2011, prima pacifiche e poi trasformatesi in guerra civile.

Saif è il secondo figlio di Muhammad Gheddafi ed era stato designato alla successione. Dopo la rivolta aveva tentato la fuga in Niger, ma il 19 novembre 2011 era stato arrestato dal Consiglio nazionale transitorio libico.

Il processo, avviato nell'aprile dello scorso anno, è stato criticato da organizzazioni per i diritti umani. Inoltre, resta da risolvere una disputa con il Tribunale penale internazionale dell' Aja sulla giurisdizione del caso. 

Saif al-Islam Gheddafi è stato condannato in contumacia. L'ultima volta che era comparso in tribunale era il 27 aprile, in videoconferenza dalla prigione di Zintan, 180 chilometri a sud-ovest di Tripoli.

Il governo del premier Abdullah al Thani, riconosciuto dalla comunità internazionale, ha annunciato di non riconoscere il procedimento giudiziario e la sentenza. Il ministro della Giustizia libico, Mabruk Qarira, ha fatto sapere che il processo in corso a Tripoli, gestito dalle milizie locali, "è illegale", considerando che "si tiene in una città (Tripoli) che è al di fuori del controllo dello Stato".

L'ufficio per i diritti umani delle Nazioni unite è "profondamente turbato" dalle condanne a morte pronunciate a Tripoli. "Stiamo monitorando da vicino la detenzione e il processo, abbiamo rilevato che gli standard di un processo internazionale giusto non sono stati rispettati", si legge in una nota.

La Corte penale internazionale (Cpi) "continua a chiedere l'arresto ed il trasferimento" all'Aja di Saif al-Islam, sulla base dell'ordine di cattura emesso nei suoi confronti "per crimini contro l'umanità ", e le autorità libiche "hanno un chiaro obbligo legale di farlo".






mercoledì 6 maggio 2015

AFGHANISTAN: 4 CONDANNE A MORTE PER L'UCCISIONE DI FARKHUNDA, MASSACRATA DA UNA FOLLA INFEROCITA





Linciarono una giovane afgana: quattro condanne a morte

– Condanna a morte per quattro degli uomini che hanno preso parte all’omicidio di Farkhunda, la 27enne afgana lapidata, lo scorso 19 marzo, a poca distanza dalla moschea Shah Do Shamshera da una folla inferocita. La giovane era stata accusata di aver profanato il corano, accusa questa poi essersi rivelata falsa.

 Il tribunale di primo grado di Kabul ha sancito che i quattro uomini incriminati (Zain-ul-Abedin, Mohammad Yaqoob, Mohammad Sharif e Abdul Bashir) sono stati i principali istigatori della folla che ha linciato




Farkhunda e, per questo motivo hanno meritato la pena capitale. Sotto accusa sono finite 49 persone, tra cui 19 poliziotti. Il giudice, oltre alle quattro pene capitali, ha condannato a 16 anni di reclusione altri 8 imputati. La ragazza, dopo essere stata accusata da alcuni sconosciuti di blasfemia per aver bruciato un libro sacro all’Islam, fu bastonata a morte e poi finita da un'auto.

Il corpo senza vita fu poi trasportato sulla riva del fiume Kabul e dato alle fiamme. In base alle indagini effettuate è emerso che l'accusa era falsa e che la giovane, prima di essere attaccata, stava rimproverando alcune persone, fra cui un mullah, di affari poco chiari nella vendita di amuleti nella moschea. Alla fine dell’udienza il giudice Safiullah Mujaddedi ha ricordato che gli imputati hanno diritto di fare ricorso contro la sentenza alla Corte d'appello.