GRECIA, ATENE – Gli industriali greci esortano i loro connazionali a votare “sì” al referendum di domenica e avvertono che il Paese rischia di ritrovarsi nella stessa drammatica situazione in cui si trovò l’Argentina una decina di anni fa. Il monito, come riferisce l’edizione online del quotidiano Kathimerini, è contenuto nel bollettino settimanale della Federazione Ellenica delle Imprese (Sev) diffuso giovedì e nel quale si tracciano

“Uniamo le nostre voci per cercare di scongiurare il disastro che incombe e siamo preoccupati quando sentiamo affermazioni sulle cosiddette garanzie per la stabilità dell’economia e la sicurezza dei depositi bancari”, è detto ancora nel comunicato congiunto.
La Sev traccia quindi un parallelo tra la situazione della Grecia di oggi e quella dell’Argentina nel 2000, ricordando che il Paese sudamericano è entrato in recessione nel 1998 e nel dicembre 2001 ha fatto default sul debito estero, pari a 93 miliardi di dollari la metà dei quali erano stati prestati nel corso di tale triennio.
Intanto continua a peggiorare la situazione in Grecia per il settore del turismo a causa della recente decisione del governo di indire un referendum sul piano di salvataggio del Paese. Come riferisce l’edizione online di Kathimerini, diverse isole dell’arcipelago delle Cicladi, dove un gran numero di turisti stranieri si trovano attualmente in vacanza, sono già alle prese con problemi di approvvigionamento, soprattutto per certe categorie di generi alimentari, come la carne, e come pure per le medicine.
Alla base del problema, secondo la Camera di Commercio delle Cicladi, c’è il fatto che le imprese locali non possono pagare i loro fornitori esteri a causa del controllo dei capitali imposto dal governo. Non solo gli albergatori sulle isole ma anche quelli nel resto della Grecia sono molto preoccupati per il rischio di trovarsi senza forniture di cibi e bevande e temono che, se il problema non verrà risolto al più presto, saranno costretti a chiudere le loro attività.
