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venerdì 27 febbraio 2015

Video: Svelata l'identità del boia dell'Isil con accento londinese




Svelata l'identità del boia dello stato islamico: è un 27enne londinese




Si chiama Mohamed Emwazi, ha 27 anni ed è di Londra. Laureato in informatica, cresciuto in una famiglia del ceto medio. Era già stato arrestato nel 2010 dall’antiterrorismo inglese.

Il boia dello Stato Islamico (Isis) è un londinese di origine kuwaitiana, cresciuto in una famiglia del ceto medio, conosciuto all’anti-terrorismo dal 2010 quando venne arrestato per sospetti legami con i jihadisti somali Shabaab, affiliati ad Al Qaeda. A rivelare l’identità del killer mascherato di nero che ha decapitato gli ostaggi occidentali di Isis è il “Washington Post” citando fonti di suoi amici e conoscenti britannici nonché di persone al corrente delle indagini.  
LA SVOLTA ISLAMICA 
Il suo nome è Mohammed Emwazi, nato in Kuwait, cresciuto nei quartieri Ovest di Londra e con una laura da programmatore di computer. Chi lo ha conosciuto, lo descrive come una persona dai modi “gentiep” che ama «vestirsi con stile», seguendo la moda occidentale pur aderendo alla fede musulmana. «Aveva la barba e faceva molta attenzione quando incrociava gli occhi di una donna» racconta un suo conoscente.  
L’ARRESTO DEL 2010 
Pregava nella moschea di Greenwich e dopo essersi laureato all’Università di Wesminster scelse con due amici - un tedesco convertito all’Islam di nome Omar e un altro di nome Abu Talib - di andare in Tanzania. L’intenzione dichiarata era di andare a fare un safari ma all’arrivo la polizia locale li fermò, identificò e temendo che volessero unirsi alla guerriglia jihadista somala li rimandò in Europa. Emwazi tornò indietro con un volo per Amsterdam, dove venne interrogato dall’MI5 - il controspionaggio britannico - ed accusato di legami con gli al-Shabaab somali. Tornato in Gran Bretagna nel 2009 decise di trasferirsi nel natio Kuwait ma nel 2010 venne arrestato a Londra - durante un viaggio fra i due Paesi - perché sospettato di terrorismo. Gli vennero prese le impronte digitali e fu perquisito.  
UN FANTASMA IN SIRIA 
Da quel momento le sue tracce si perdono, ad eccezione di un breve soggiorno in Arabia Saudita nel 2012 ovvero lo stesso anno in cui si trasferisce in Siria, da dove in più occasioni chiama i genitori e gli amici più cari a Londra. Un ex ostaggio di Isis ha raccontato che nel 2013 “Jihadi John” - come venne rinominato da alcuni detenuti, affiancandolo ad altri tre carcerieri sopranominati “Paul”, “George” e “Ringo” come i componenti dei “Beatles” - faceva parte di un ristretto gruppo di jihadisti britannici che sorvegliavano una prigione del Califfato chiamata “The Box” (La scatola) nella quale avrebbe partecipato ad interrogatori almeno quattro ostaggi occidentali durante i quali è stato usato il “waterboarding”. 
I FILMATI DELL’ORRORE 
Nel 2014, dopo la formazione del Califfato, gli ostaggi occidentali vengono spostati a Raqqa, in Siria, e “Jihadi John” li segue diventando il protagonista brutale dei video che ne mostrano l’esecuzione: Jim Foley, Steven Sotloff, David Haines, Alan Henning e Abdl Rahman Kassing, seguiti da due nipponici. Il suo accento londinese lo trasforma in un simbolo dei jihadisti europei e l’intelligence gli dà una caccia globale, impegnandosi con le più avveniristiche forme di sorveglianza elettronica.




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