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lunedì 17 luglio 2017

VIDEO: NOTIZIE DAL FRONTE





RAQQA. “Quando i proiettili “zippano" vicino alla testa ti butti per istinto a terra, ma il sibilo vuol dire che non sei stato colpito. I colpi di mortaio li senti partire e non sai mai se ti piombano addosso o ti passano sopra. Alla fine ti abitui”. In un’abitazione abbandonata, che segna la prima linea, comincia così l’esclusivo racconto di guerra di due italiani, che combattono lo Stato islamico a Raqqa al fianco dei curdi. Niente nomi se non quelli di battaglia. Cekdar Agir, che in curdo vuole dire dire “combattente e fuoco” è un anarchico di Torino di 41 anni, baffoni biondi e occhi azzurri. Botan viene anche lui dal nord Italia ed ha 30 anni. La famiglia è all’oscuro che combatte in Siria e per questo non vuole farsi fotografare a volto scoperto. In guerra da 8 mesi sono due dei quattro italiani sul fronte di Raqqa. Negli ultimi anni hanno combattuto fra le fila dell’Ypg, le Unità di protezione popolare curde nel nord della Siria, una ventina di connazionali. Reportage di Fausto Biloslavo







DAKUK - L’ufficiale curdo apre il fuoco contro le postazioni dei cecchini dello Stato islamico. Sul fronte di Hawjia, l’ultima sacca jihadista dopo Mosul, nel nord dell’Iraq, i tiratori scelti delle bandiere nere hanno centrato in testa un Peshmerga, pochi giorni fa. L’italiano Alex Pineschi, in tenuta da combattimento, dà una mano ai soldati curdi della 9° brigata, che avvicinano la mitragliatrice pesante montata sul cassone del fuoristrada al vallo, la linea di difesa lunga 36 chilometri a sud di Kirkuk. L’arma si inceppa, ma Alex la sblocca ed il Peshmerga spara, con un secco boato, proiettili da 12,7 millimetri verso le linee nemiche. Reportage di Fausto Biloslavo






I proiettili sibilano sopra le nostre teste o rimbalzano impazziti sulle macerie nell’ultima, feroce battaglia che ha liberato Mosul, la “capitale” del Califfato in Iraq. Il generale Shaker Jawdat, capo della polizia federale irachena, ha annunciato ieri la conquista della città vecchia nella zona ovest. L’ultimo bastione jihadista, dove, in realtà, rimangono ancora cellule e sacche di irriducibili, ma le bandiere nere sono oramai sconfitte. Nonostante lo Stato islamico abbia risposto che i suoi uomini continueranno a combattere fino alla morte. E così è stato durante la battaglia finale di venerdì nella parte antica di Mosul. Il paesaggio nella città vecchia, ultimo ridotta dello Stato islamico, è lunare: le case, una attaccata all’altra sono sventrate, annerite delle fiamme o fatte a pezzi dagli attacchi aerei, dopo 9 mesi di furiosi scontri. Le raffiche di mitragliatrice degli ultimi jihadisti di Mosul sono rabbiose, ma è al fruscio della morte che non ti abitui. L’artiglieria tuona da chilometri di distanza. Quando il colpo arriva sopra le nostre teste fendendo l’aria, come una sciabola sguainata, sembra sempre che ti piombi addosso. Pochi secondi dopo la granata esplode sulle postazioni delle bandiere nere con un pauroso boato. Un manipolo di 200 miliziani votati alla morte era asserragliato, con le unghie e con i denti, in un fazzoletto dell’antica Mosul. I seguaci del Califfo, completamente circondati e con alle spalle il fiume Tigri hanno continuato a combattere senza speranza.



 





martedì 11 luglio 2017

Isis, tv irachena conferma morte al-Baghdadi: "Presto il successore”

MOSCOW, Jul. 11 (MNA) – ISIL terrorists confirmed the group leader Abu Bakr al-Baghdadi is dead, Al Sumaria TV channel reports citing a source in the Iraqi province of Nineveh.
According to the source, Daesh terrorists issued a brief statement in which they reported the death of their leader Abu Bakr al-Baghdad i, as well as the name of the "new Caliph.



    



On June 16, the Russian Defense Ministry said al-Baghdadi was likely eliminated as a result of a Russian Aerospace Forces strike on a militant command post in the southern suburb of the city of Raqqa in late May. It noted that it was in the process of confirming the information through various channels.
On June 23, US Operation Inherent Resolve Col. Ryan Dillon said that the US has no conclusive evidence to believe that Baghdadi was killed in Russian airstrikes. However, the US "certainly would welcome the death of al-Baghdadi, but we do not have any definitive proof to lead us believe that this is accurate," he added.
On June 29, Russian lawmaker Alexei Pushkov told Sputnik that the information of the Russian side the probability of al-Baghdadi's death is about 100 percent. The lawmaker noted that information received from different sources indicated that there was a power struggle within ISIL for its top position, which serves as signal that al-Baghdadi is dead.
Al-Baghdadi appeared in the media for the first time in 2014 when he declared the creation of a caliphate in the Middle East. Since then, the media have reported several times about the death of the ISIL leader, though the information has never been confirmed.




L’emittente Al Sumariya cita una “fonte nella provincia di Ninive” che avrebbe informazioni dallo Stato islamico e parla di un imminente annuncio del nome del nuovo Califfo. Anche l’Ondus dà notizia del decesso del leader di Daesh, dubbioso il sito World Conflict News
Abu Bakr al-Baghdadi, Califfo dell’autoproclamato Stato Islamico, sarebbe morto e l’Isis dovrebbe annunciare a breve il nome del suo successore. È quanto rivela la televisione irachena Al Sumariya che cita "una fonte nella provincia di Ninive”. Ma sul web si susseguono notizie contrastanti: un’ulteriore conferma arriva dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, mentre il sito World Conflict News sottolinea che non c'è traccia di questa comunicazione sui consueti canali informativi dell'Isis.

“Presto il nuovo nome”

L’emittente, che ha dato altre volte in passato notizie sul ferimento di al-Baghdadi, afferma che la "fonte", non precisata, riferisce che la conferma della morte del Califfo arriva dall'Isis. "Le autorità di Daesh a Tel Afar, diventata la capitale provvisoria dell'Isis dopo la caduta di Mosul, hanno annunciato la morte di Baghdadi, senza fornire dettagli, e hanno detto che il nome del nuovo Califfo verrà annunciato presto", avrebbe riferito la fonte. L'annuncio era atteso, spiega ancora la fonte, "perché le autorità dell'Isis, due giorni fa, avevano all'improvviso tolto il divieto di fare riferimento in pubblico alla morte di Baghdadi".

La conferma dell’Ondus

Dopo la notizia diffusa dall’emittente irachena, l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), con sede in Gran Bretagna ma con una vasta rete di informatori nel Paese, ha affermato di avere "informazioni confermate" sulla morte di al-Baghdadi. L'Ondus dice di avere ricevuto le notizie da dirigenti dell'Isis nella provincia orientale siriana di Deyr az Zor, che però non hanno precisato quando il decesso sarebbe avvenuto.

La notizia della morte il mese scorso

Al-Baghdadi è stato dato più volte per morto o ferito negli ultimi anni, l’ultimo annuncio è stato fatto dalla Russia il 16 giugno scorso, quando disse di avere forse ucciso il capo dell'Isis in un raid a sud di Raqqa, in Siria, il 28 maggio. Tuttavia, le autorità di Mosca hanno poi dovuto ammettere di non avere le prove e anche la coalizione anti-Isis a guida Usa aveva dichiarato di non potere confermare la notizia.






domenica 27 dicembre 2015

VIDEO: Iraq, truppe governative riconquistano Ramadi









RAMADI (IRAQ), 27 DICEMBRE 2015
 – Le truppe irachene sono penetrate nella città di Ramadi, strappandola al controllo dell’Isis, che era riuscito a conquistarla lo scorso maggio. Lo riferiscono alcune fonti locali della Bbc.
Secondo quanto riportato dal network inglese, le truppe irachene sarebbero in procinto di entrare in possesso dell’edificio governativo della città posto nel quartiere di Hoz, ultimo baluardo delle forze dello stato islamico. La loro intenzione sarebbe quella di procedere lentamente – per paura di eventuali ordigni piazzati tra le mura del palazzo – al fine di controllare stabilmente la postazione.

Contiamo di raggiungere la struttura nelle prossime 24 ore”, ha riferito Sabah al-Numani, un portavoce militare iracheno. L’avanzata è fortemente rallentata dalla resistenza messa in campo dall’Is: “Sono ovunque nelle strade e il percorso deve essere ripulito”, ha continuato al-Numani, spiegando che sui tetti degli edifici sono nascosti diversi cecchini, mentre sul terreno la presenza di bombe nascoste è quasi una costante.“La sorveglianza aerea dall'alto ci sta aiutando a individuare autobomba e kamikaze”, ha aggiunto al-Numani.






Le operazioni per la riconquista della città di Ramadi, a meno di 100 chilometri da Baghdad, sono iniziate lo scorso novembre. Se le truppe irachene riuscissero a prendere di nuovo possesso del territorio, si tratterebbe della più significativa conquista militare da parte delle truppe governative: una simile vittoria, infatti, allontanerebbe la minaccia di un’influenza dello stato islamico sulla capitale, andando ad aprire un varco verso Mosul, ossia la base del califfato.






lunedì 16 novembre 2015

La Francia invia caccia da bombardamento su Raqqa, roccaforte dello Stato islamico in Siria








La Francia passa subito al contrattacco dopo i brutali attentati dell’Isis
 che hanno messo in ginocchio Parigi venerdì scorso. Secondo gli attivisti anti-Isis, una pioggia di bombe francesi si sta abbattendo in queste ore su Raqqa, roccaforte dello Stato islamico in Siria.
Si parla apertamente di “almeno 30 i raid aerei che si sono intensificati in serata”. Il ministero della Difesa francese ha individuato in Raqqa la base del Califfato dove gli attentatori che hanno attaccato Parigi si sarebbero addestrati e riforniti di armi.
Ma la Francia non è sola in questa vasta operazione militare. Gli Stati Uniti stanno fornendo importanti dati di intelligence per i raid in Siria, informa il Wall Street Journal. Le ultime informazioni che giungono dalla Siria parlano di bombardamento a tappeto su tutti gli obiettivi più importanti.
10 jet impegnati,  annuncia il ministero della Difesa, avrebbero colpito anche il centro di addestramento e un altro per il reclutamento. Una risposta decisa quella francese che, di fatto, non ha atteso i pareri delle grandi potenze del G20. Eccezion fatta, ovviamente, per quanto riguarda gli Usa.
Intanto emerge con sempre maggiore decisione la voce secondo la quale sia stato il Califfo dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi in persona ad ordinare di colpire i Paesi “nemici” creando un’unità specifica per la pianificazione degli attacchi terroristici. Cellula terroristiche composte “da 24 elementi, 19 con il compito di effettuare gli attentati, addestrati a Raqqa”,
Previsti anche “altri 5 per il coordinamento e la logistica”. Gli 007 iracheni, però, sembra che avessero già avvertito la Francia, nel giorno precedente gli attacchi di Parigi, sull’imminente azione terroristica dell’Isis. Una segnalazione forse sottovalutata dal Governo francese.



sabato 14 novembre 2015

VIDEO: FUGA DAL BATACLAN, LE IMMAGINI DI LE MONDE - ATTENTATI PARIGI





I VIDEO DELL' ATTENTATO DI PARIGI. SIAMO IN GUERRA DA 2 ANNI E ANCORA MOLTI NON LO HANNO COMPRESO.








domenica 4 ottobre 2015

VIDEO: Siria un conflitto complesso e le dichiarazioni di Assad non fanno bene all' Occidente





– Secondo le dichiarazioni del vice-comandante dello staff generale delle forze armate russe, generale Andrei Kartapalov (uno degli ufficiali russi colpitidalle sanzioni europee), “a partire dal 30 settembre, l’aviazione russa ha effettuato oltre 60 missioni sul territorio della Repubblica araba di Siria, colpendo oltre 50 obiettivi infrastrutturali dell’Isis, tra cui centri di comando, depositi di esplosivi e munizioni, centri di comunicazione, piccoli impianti per la produzione di armamenti destinati ad attacchi terroristici, campi di addestramento per militanti”.
Le incursioni – precisa il generale – sono state condotte 24 ore su 24 dalla base aerea di Hmeymim fino molto all’interno del territorio siriano. Tali sforzi sono risultati nella distruzione di materiale e basi tecniche dei terroristi e hanno considerevolmente ridotto il loro potenziale di combattimento”.
Il successo dei primi tre giorni di operazioni appare tanto elevato che “le missioni aeree russe non solo continueranno ma aumenteranno d’intensità”, continua la lunga dichiarazione, che nel seguito dimostra il pieno controllo della situazione: “Abbiamo notificato tempestivamente l’inizio delle operazioni contro l’Isis: nella mattina del 30 settembre, l’addetto militare americano inIraq colonnello Hadi Petro è stato uno dei primi a esserne informato dal generale [russo] Kuralenko”, mentre “i colleghi stranieri sono stati informati… ed è stato raccomandato loro di ritirare tutti gli istruttori e consiglieri nonché le persone [ribelli ‘moderati’] che sono stati addestrati con i soldi dei contribuenti Americani” – qui l’ironia è piuttosto diretta.






L’ultima parte del comunicato assume poi un tono sferzante e tassativo, impensabile soltanto un paio di anni fa: “È stato anche raccomandato di bloccare qualsiasi volo aereo nell’area di azione dell’aviazione russa. A proposito, esperti Americani ci hanno informati che nel distretto [oggetto delle operazioni] non c’era nessuno eccetto terroristi.
… Chiunque sia interessato a contrastare i terroristi dell’Isis è stato invitato a partecipare a questa operazione, coordinando le azioni.
Abbiamo apertamente richiesto di condividere tutte le informazioni utili riguardo alle strutture dell’Isis sul territorio della Siria. Si deve riconoscere che ad oggi tali informazioni sono ricevute soltanto dai colleghi di Iran, Iraq e Siria. Siamo aperti al dialogo con tutti i Paesi interessati che volessero fornire contributi significativi”. L’alleanza è così delineata.

Nel video sottostante è possibile apprezzare cosa avviene quando i Russi individuano un “centro di comando” dell’Isis.
Secondo il Cremlino, la struttura mostrata nel video era un “centro di comando rinforzato vicino a Raqqah”, colpito da jet da combattimento Su-34 con bombe anti-bunker Betab-500, in grado di penetrare i rinforzi in calcestruzzo ed esplodere una volta all’interno che, secondo Igor Konashenkov, portavoce del Ministero della difesa di Mosca, “ha eliminato il centro di comando di uno dei gruppi terroristici, insieme a un deposito sotterraneo di esplosivi e munizioni: la potente esplosione all’interno del bunker indica che questo era utilizzato anche per immagazzinare una grande quantità di munizioni”, aggiungendo che tutti i raid “sono preceduti da una estesa sorveglianza per mezzo di droni e sono condotti a qualsiasi ora del giorno e della notte e in qualsiasi condizione atmosferica”.
Secondo numerosi analisti, l’esito della guerra contro gli jihadisti in Siria potrebbe essere questione di settimane invece che di mesi, il che sarebbe non soltanto estremamente imbarazzante per Washington, ma proverebbe molto efficacemente che gli Usa non si sono mai veramente impegnati per liberare la Siria dai gruppi estremisti, puntando unicamente alrovesciamento del legittimo governo di Bashar Al-Assad.
Il caos, la carneficina e l’emergenza umanitaria provocate dagli sforzi congiunti degli Stati Uniti, dell’Arabia Saudita e del Qatar per rovesciare Assad, in quella che recentemente su queste colonne abbiamo classificato come la guerra dei gasdotti, coinvolgendo l’Europa nel ruolo, come sempre passivo, di destinataria di immensi flussi migratori, ha fornito all’Iran e alla Russia – non a caso la controparte rispetto agli stessi gasdotti – un’opportunità unica per affermarsi come potenze egemoni nel medio oriente, molto al di là della Siria stessa. Cosa che ovviamente non sarebbe stata nemmeno immaginabile senza la vittoriosa resistenza prima iraniana e poi russa alle pressioni politiche, economiche e militari americane.
Prima di tutto, all’Iran si prospetta la continuità del collegamento con la potente formazione libanese di Hezbollah, e alla Russia la conservazione della sua storica alleanza con la Siriaincluse le basi militari, che da quella navale di Tartus si sono estese alle installazioni aereonautiche realizzate e tempo di record.
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L’asse Beirut – Damasco – Baghdad – Teheran che si va delineando in medio oriente, sostenuta da Russia e Cina
Inoltre, l’Iran da anni esercita la propria influenza sull’Iraq attraverso le milizie sciite (gli sciiti sono maggioranza nel paese) controllate dal comandante dei reparti iraniani di élite, i cosiddetti Quds, generaleQasem Soleimani, di cui sono note le frequentazioni al Cremlino. L’asse Mosca – Teheran può così ambire a espellere letteralmente gli americani da Baghdad, di cui l’accordo di cooperazione tra i servizi di intelligence di Iraq, Russia e Siria, sostenuto dall’Iran e annunciato alla fine di settembre, rappresenta un passo significativo. Altrettanto importante è stato l’intenso reclutamento di forze da parte delle milizie sciite irachene sotto il controllo iraniano, confluite già dall’anno scorso nella nuova formazione chiamata Kataib Al-Imam (Kia), la cui ossatura è stata fornita dall’esercito del Mahdi di Muqtada al-Sadr, potentissimo esponente sciita di Baghdad ritenuto a suo tempo tra i responsabili della decisione di impiccare Saddam Hussein (che, a sua volta, ne aveva fatto giustiziare il padre). Truppe ben addestrate del Kia sono impegnate nei combattimenti in Siria almeno dallo scorso mese di luglio, mentre un incontro operativo del generale Soleimani con ufficiali russi è sicuramente avvenuto il 24 dello stesso mese.
I combattenti iracheni e i volontari iraniani si stanno progressivamente spostando dall’Iraq alla Siria, soprattutto grazie alla decisiva copertura aerea fornita dalla Russia, unendosi così alle milizie di Hezbollah da tempo operanti nel paese.
A tutto questo deve aggiungersi l’annuncio di Baghdad, secondo il quale l’Iraq richiede ufficialmente e apertamente l’intervento dell’aviazione russa anche in Iraq contro le postazioni dell’Isis, indicando che una volta che Mosca e Teheran abbiano stabilizzato la Siria e il governo di Assad, la campagna congiunta dall’aria e sul terreno si sposteranno in Iraq, completando il vero e proprio “colpo di mano” che appare destinato a cambiare per lungo tempo gli assetti di potere e controllo in medio oriente.
Così il primo ministro iracheno Haider al-Abadi: “Siamo favorevoli ad un dispiegamento di truppe russe in Iraq per combattere le forze dell’Isis. Mosca potrebbe così fare i conti anche con i 2500 ceceni musulmani che lottano con lo Stato islamico in Iraq”.
Per completare il quadro territoriale, i russi hanno annunciato di voler fornire armamenti avanzati anche al Libano in funzione anti-terroristica, inclusi sofisticati sistemi anti-aereo, già consegnati recentemente all’Iran e ovviamente presenti in Siria – e prossimamente in Iraq – al seguito delle forze di Mosca.
Un risultato di tutto questo dispiegamento di forze è che lo stesso Israele non potrà più nemmeno immaginare di effettuare raid aerei contro postazioni di Hezbollah in Libano o in Siria, né qualsiasi altra operazione nell’area, che non sia gradita a Mosca. Non per questo, tuttavia, la sicurezza dello Stato ebraico appare più compromessa rispetto al passato.
Sul piano politico e diplomatico, infine, è da sottolineare che la stessa Cina non è rimasta alla finestra, prima dispiegando la portaerei Liaoning attualmente ancorata al porto diTartus, come confermato dal presidente del Comitato di Stato della Difesa della Duma russa Vladimir Komoyedov. A bordo della stessa portaerei saranno schierati ibombardieri cinesi di quarta generazione J-15, destinati ad affiancare le forze russe nei raid contro il califfato e le altre formazioni terroristiche. Sui tempi di tale impegno c’è incertezza, ma sul sito di intelligence israeliano Debka si parla di “giorni”.
Sembra quindi scattato il meccanismo delle alleanze sancite dalla Shanghai Cooperation Organization (Sco), guidato proprio da Russia e Cina, con l’Iran per il momento nel ruolo di “osservatore”.
Rimane soltanto un gigantesco interrogativo: a fronte di questa immensa débâcle dell’occidente, per non parlare del consiglio di cooperazione del golfo a guida saudita e qatariota, gli Stati Uniti e almeno il fido alleato britannico reagiranno in qualche modo, oppure rinunceranno senza colpo ferire al controllo del flusso del gas medio-orientale verso l’Europa nonché a gran parte dell’influenza politica e militare su un’area tanto vasta quanto strategica? Accetteranno che lo stesso gas, e forse in prospettiva perfino il petrolio della penisola arabica, sia scambiato in valute diverse dal dollaro? Lasceranno Israele potenzialmente in balia della volontà iraniana?
Per il momento, sul terreno rimane il cadavere della fallimentare strategia americana del controllo attraverso il caos e delle iniziative estranee alla legalità internazionale, sonoramente sconfitta dall’approccio russo che, come in Crimea e nel Donbass, ha subordinato qualsiasi intervento alla dimostrazione dell’effettiva volontà e del coraggio dei popoli. Quello dei siriani, stretti intorno al proprio presidente, è stato più che sufficiente



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mercoledì 19 agosto 2015

LA VENDETTA DELLE DONNE YAZIDI CONTRO L'ISIS




Xate Shingali, cantante di etnia Yazidi, forma unità di combattimento di sole donne.

Loro ci violentano e noi li uccidiamo. Questo il grido di battaglia dell'unità di combattimento tutta al femminile per vendicarsi dell'Isis, formata dalla ormai ex cantante Yazidi Xate Shingali. Una reazione alle violenze sessuali e alla schiavitù subite dalle donne ed alla decapitazione nei confronti degli uomini di etnia Yazidi. Le reclute, tutte al femminile, sono 123, di età compresa tra i 17 ed i 30 anni e tutte gridano vendetta contro l'Isis. Naturalmente, con la formazione di questa piccola brigata aumentano i rischi per loro di essere uccise o ridotte a schiave sessuali, ma orgogliose e coraggiose della loro scelta non temono di perire o di essere catturate dall'Isis, nemmeno la più giovane che ha soli 17 anni e si chiama Jane, scappata dalla regione montuosa del Sinjar con suo fratello e la sorella più piccola, quando l'Isis bombardò tutta la regione. L'adolescente parla serenamente del fatto di aver aderito all'unità di combattenti al femminile e riferisce che la sua famiglia è orgogliosa di lei, specialmente suo padre che attualmente combatte contro l'Isis affianco ai Peshmerga.





Da cantante a soldatessa

La fondatrice dell'unità combattente di sole donne, Xate Shingali, era molto famosa in passato, specie nell'Iraq del nord, per la sua professione di cantante folcloristica tradizionale irachena. L'ex cantante ha ottenuto dal Presidente Curdo un permesso speciale per formare questa unità di combattimento al femminile, a partire dallo scorso 2 luglio e da allora è riuscita a reclutare 123 soldatesse tra l'età minima richiesta di 17 anni e l'età massima di 30 anni. L'addestramento si sta svolgendo nel campo profughi di Sharya, appena fuori Dohuk. L'unità non è ancora perfettamente operativa, anche se potenzialmente potrebbe essere già impiegata come appoggio all'esercito curdo.
Questa storia fa capire il livello di odio che ha generato il modo diabolico di operare da parte dell'Isis: le reclute si sono arruolate solo per soddisfare il loro desiderio di vendetta nei confronti dei terroristi dello Stato islamico, sono innumerevoli le storie raccontate da testimoni e dagli organi di stampa sulle atrocità commesse dall'Isis, storie di donne abusate ogni giorno per poi lasciare i loro corpi senza vita per strada, di donne vendute all'asta come bestiame e pagate di più se ancora vergini, e di uomini trucidati con i metodi più violenti che la mente umana possa concepire.








giovedì 13 agosto 2015

Libia, Isis bombarda quartiere a Sirte. Ong: è sterminio di massa




– Il gruppo libico dello Stato Islamico (Isis) ha bombardato oggi una zona residenziale di Sirte nel corso degli scontri in atto da lunedì scorso nella città natale di Muammar Gheddafi tra gli uomini del Califfato nero e le fazioni islamiste appoggiate dagli abitanti. Lo hanno riferito diversi media e siti web arabi, mentre una ong libica ha denunciato lo “sterminio di massa” degli abitanti della città.
Secondo diverse testimonianze riprese sui social media, sarebbero almeno 47 i morti da lunedì scorso, ma le notizie che arrivano dalla città, nella zona centrale della costa libica, sono confuse. Secondo il sito web libico “Al Wasat”, i giovani di Sirte, alleati con milizie salafite locali, hanno strappato all’Isis il controllo del porto, ma per la tv satellitare “Al Arabiya” i jihadisti lo avrebbero riconquistato.
“Nella città di Sirte i civili sono vittime di un progetto di sterminio di massa perpetrato dall’Isis che sta bombardando la città in modo indiscriminato”, è la denuncia fatta su Twitter dal “Comitato nazionale per la difesa dei diritti umani”, un’organizzazione non governativa di attivisti libici.
Gli scontri sono scoppiati lunedì dopo l’uccisione da parte dei jihadisti dell’Isis del leader salafita Khalid Ben Rijab.





mercoledì 22 luglio 2015

VIDEO: Brescia - Arrestati due sostenitori Isis, volevano colpire base militare...





Isis, arrestate a Brescia due persone per terrorismo: progettavano attentati a Roma e Milano

martedì 7 luglio 2015

L'Isis pubblica un e-book ed esorta i suoi seguaci a 'Colpire Roma'




Diffuso on line un documento inedito. La replica di Obama: "Lo Stato islamico sarà sconfitto

I militanti jihadisti dell'Isis tornano a minacciare l'Occidente, esortando a marciare su Roma. In un e-book che hanno diffuso in rete, i terroristi incitano i musulmani che si trovano in terra straniera ad organizzarsi in "gang" per formare piccoli movimenti appartenenti alla jihad allo scopo di "conquistare Roma". Come ci riporta il sito di intelligence Sitequesto documento rappresenta solo l'inizio di una serie di e-book che gli islamisti starebbero preparando.






Intitolato "Muslim gangs", sembrerebbe il primo libro digitale della serie denominata "Musulmani in Occidente", il sottotitolo, infatti, riporta le parole "come sopravvivere in Occidente", mentre sulla copertina c'è la foto di un gruppo di giovani che sventolano le bandiere nere dell'Isis. La pubblicazione è avvenuta durante il mese di Ramadan, ossia quel periodo che i musulmani considerano sacro ed in cui i gruppi jihadisti organizzano attacchi terroristici per colpire "gli infedeli" con la convinzione che queste gesta porteranno meriti più grandi essendo riconosciuti come martiri.

Obama: "Sconfiggeremo l'Isis"

Sulla questione terrorismo è intervenuto anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obamadichiarando, in una conferenza alla Casa Bianca, che l'America farà di tutto per vincere la guerra contro l'Isis: "Ci stiamo impegnando per reprimere queste nuove cellule dello Stato islamico le cui vittime della loro violenza terroristica sono principalmente le popolazioni musulmane".
Intanto a Londra continua lo stato di allerta in occasione del decimo anniversario degli attacchi terroristici che costarono la vita a 52 persone. Il titolo dell'e-book rievoca proprio le ronde fondamentaliste, viste per la prima volta nei quartieri orientali di Londra, che andavano in giro per le strade a chiedere ai passanti di rispettare la legge islamica. Condannate sia dai leader musulmani inglesi che dalla Polizia, queste riunioni di grandi gruppi di estremisti sono state proibite ed in alcuni casi alcuni partecipanti sono stati condannati al carcere.








sabato 27 giugno 2015

VIDEO: Tunisia, il terrorismo fa crollare il turismo: in fuga migliaia di visitatori





Attentato in Tunisia, colpiti due resort: 39 morti, ucciso il killer

Si è verificato un attacco contro i turisti a Sousse o Susa, terza città della Tunisia e polo turistico importante. Uomini armati di kalashnikov hanno fatto irruzione in un hotel di proprietà spagnola a circa 10 chilometri dalla città. Sono stati sentiti colpi d’arma da fuoco sulla spiaggia. Fonti di sicurezza hanno confermato che un attentatore è stato ucciso. Il bilancio delle vittime è salito a 39 e altri 39 sono rimasti feriti. Il ministero della Salute tunisino ha spiegato che molte vittime sono state ferite gravemente e sono morte in ospedale. L’autore principale della strage, uno studente tunisino di 23 anni, è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Almeno due autobus pieni di turisti hanno lasciato l’hotel Marhaba già venerdì sera. Molti dei turisti che soggiornano in alberghi vicini hanno deciso di porre fine alla loro vacanza e lasciare il paese.




Un testimone, un turista inglese, ha riferito di aver visto diversi turisti terrorizzati che scappavano. La spiaggia su cui si affaccia il resort, il luogo in cui si sono sentiti gli spari, è quella di Kantaoui. Mohamed Ali Laroui, portavoce del ministero degli Interni tunisino, ha confermato che ci sono state numerose vittime.
I proclami dell’Isis
Non si sa se si tratti di una coincidenza, ma nei giorni scorsi l’Isis, in occasione del Ramadan, aveva invitato i suoi sostenitori a rendere maggiori gli attacchi contro i cristiani, gli sciiti e i sunniti.
Un portavoce del Califfato islamico aveva esortato i militanti a trasformare il “mese santo” in un tempo di “calamità per gli infedeli”.
Le vittime
Secondo i media l’elenco delle vittime comprenderebbe soprattutto cittadini di nazionalità britannica, tedesca e belga. La stampa di Dublino ha riferito che almeno una delle vittime sarebbe irlandese, mentre fonti ospedaliere parlano di cittadini cechi, polacchi e francesi, oltre che tunisini.
L’allerta dell’intelligence italiana
I servizi di intelligence italiani hanno annunciato di essere in massima allerta, anche se hanno specificato che non c’è nessun segnale di allarme in particolare per il nostro Paese. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha espresso un sentimento di grande dolore nei confronti della Tunisia. L’unità di crisi della Farnesina è al lavoro per verificare se ci siano eventualmente dei nostri connazionali fra le vittime o nell’albergo.
Renzi: “Esiste un ‘tema Mediterraneo’”
Il Premier Renzi ha osservato che esiste un ‘tema Mediterraneo’ relativo alla sicurezza. Gli episodi che si stanno verificando dimostrano, secondo Renzi, che non si tratta più solo di attentati grandi, ma di piccole cellule che si muovono in maniera solitaria.




Tunisia meta sconsigliata
La federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo ha deciso di non consigliare più i viaggi in Tunisia, perché ha espresso la convinzione secondo la quale la sicurezza dei clienti deve essere massima. Si pensava che dopo l’attentato al museo del Bardo la situazione fosse sotto controllo, ma adesso ci si comincia di nuovo a preoccupare.



venerdì 26 giugno 2015

VIDEO: Intervista al sindaco di Kobane





Kobane resiste, l'Isis ha attaccato dalla Turchia

I convogli e i miliziani dell Isis sono entrati dalla frontiera di Mursitpinar, i combattenti curdi hanno bloccato l'assalto. Si parla di 40 morti.
Polemiche sull'arrivo dell'Isis a Kobane passando dalla frontiera nord, quella di Mursitpinar. Quella è la frontiera con la Turchia - denunciano i militanti - la stessa dove è stato negato il corridoio umanitario per i profughi, il passaggio degli aiuti per i combattenti curdi, l'arrivo di delegazioni internazionali, di medici, di farmaci... Una strana frontiera chiusa per le questioni umanitarie e non per i militanti dell'Isis. Dalla parte curda durante gli scontri in città sono state registrate 42 vittime e oltre 55 feriti, per la maggior parte donne o bambini. "Negli ultimi mesi molti miliziani di Daesh sono entrati in Turchia per riorganizzarsi e stanotte ci hanno attaccato alle spalle partendo dal confine turco. Quest'attacco ha lo scopo di bloccare la nostra avanzata" hanno raccontato. Da segnalare che la Turchia ha immediatamente chiuso i valichi di frontiera impedendo il passaggio dei profughi.
La testimonianza di Nessirin Abdalla, comandante dell'Ypj."L'attentato dell'Isis di questa mattina a Kobane è cominciato questa mattina con 4 autobomba in città poi hanno sparato a chiunque si trovava sulla loro strada". Comincia così il drammatico racconto di Nessirin Abdalla, comandante dell'Ypj, l'unità di difesa delle donne curde, raccolta oggi pomeriggio nel corso di una conferenza stampa alla Camera, organizzata da Sel. "Al momento- continua Abdalla- ci sono 20 morti tra i civili e diversi tra feriti e ostaggi, sia in città che nel villaggio di Bakha Botan. Ora le nostre forze di difesa hanno circondato questi gruppi ed e' arrivato anche l'aiuto da parte della coalizione". Gli uomini dell'Is, spiega la comandante Ypj, "sono entrati in città con una specie di camouflage, erano vestiti con divise della Free Syrian Army e diversi di loro si sono fatti esplodere come kamikaze. Questi gruppi sono stati tutti circondati e ora c'e' una forte battaglia tra Ypg (le forze curde in generale, ndr) e Daesh", cioè il nome in arabo dello Stato islamico. "Stiamo cercando con le forze di difesa- conclude Abdalla- di salvare la città di Kobane sacrificando il minor numero possibile di vite umane. Stiamo facendo verifiche sul fatto che siano passati dalla Turchia, molta stampa lo sostiene, ma noi lo stiamo ancora verificando".







Le forze curde siriane hanno annunciato di aver un'avviato una vasta un'operazione a Kobane per individuare i jihadisti dell'Isis che si sarebbero infiltrati durante l'attacco di questa mattina, 25 giugno 2015, e sarebbero nascosti in aree di quella che un tempo era la terza città a maggioranza curda della Siria. Lo ha riferito l'agenzia di stampa Dpa. 


Il portavoce delle Unità di protezione del popolo (Ypg), Redur Xalil, ha rivendicato l'uccisione di 15 combattenti di un gruppo composto presumibilmente da 35 jihadisti. I jihadisti, ha affermato, "non possono più muoversi liberamente in città perché le forze Ypg hanno lanciato una caccia all'uomo". 




L'attacco dell'Isis a Kobane.
 Stamattina, i jihadisti dello Stato Islamico dell'Isis hanno tentato con un'azione militare di prendere nuovamente il controllo di Kobane, città nel nord della Siria a ridosso del confine con la Turchia. Lo ha riferito la Bbc, che ha citato come fonte l'Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con sede in Gran Bretagna, legata agli attivisti delle opposizioni siriane. Secondo l'Osservatorio, gli scontri per riconquistare la città, iniziati nella notte, hanno causato diverse vittime. Le forze curde a fine gennaio erano riuscite a respingere i jihadisti fuori dai confini della città dopo una lunga battaglia con il sostegno dei raid aerei della coalizione internazionale. 

Bilancio dell'attentato: 25 vittime. Secondo le prime informazioni, il bilancio degli attentati, compiuti dai jihadisti nella periferia di Kobane-Yan Arab, è di 25 morti e 75 feriti. A riportarlo è il sito curdo di notizie Rudaw, che mostra un filmato in cui la città appare però calma. Il video, secondo Rudaw, risale a stamani, 25 maggio 2015. Citando il corrispondente a Kobane, Rudaw afferma che i miliziani dell'Isis si sono infiltrati in città indossando divise delle milizie curde. 
Ankara: l'Isis non è a Kobane. "Le affermazioni secondo cui i militanti dell'Isis sono arrivati a Kobane dalla Turchia sono infondate. Al più presto renderemo pubbliche le immagini": lo ha comunicato l'ufficio del governatore di Sanliurfa, la provincia sudorientale turca più vicina alla città siriana a maggioranza curda di Kobane, da fine gennaio controllata dalle milizie curde. Secondo Ankara, i jihadisti sono entrati oggi a Kobane , facendo esplodere un'autobomba, ma non avrebbero riconquistato la città. L' Osservatorio siriano dei diritti umani ha spiegato che nell'esplosione sono morte almeno 5 persone.

Le Unità di protezione del popolo (Ypg), ovvero le milizie curde, avevano annunciato la scorsa settimana di aver riconquistato la località strategica di Ayn Issa, ad appena 50 km da Raqqa, la roccaforte dell'Is in Siria. Pochi giorni prima i combattenti curdi avevano annunciato di aver preso il controllo del valico di Tal Abyad, sul confine con la Turchia, finora in mano ai jihadisti del sedicente Stato islamico.