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lunedì 3 aprile 2017

Esplosione metro S.Pietroburgo, vittime - LA DIRETTA LIVE






Un'esplosione è avvenuta nella linea blu della metropolitana di San Pietroburgo. Lo riportano diversi media russi. Lo scoppio sarebbe occorso all'interno di un vagone e stando alle prime informazioni. Non è chiaro al momento quale siano le cause dell'esplosione. La Tass riporta che
 ci sono almeno 10 morti citando sue fonti. Secondo Kommersant le esplosioni sono due








domenica 24 gennaio 2016

VIDEO: How Russian elite soldiers deal with muslim terrorist - VIDEO: Terroristi islamici si barricano in casa, Spetnaz russi la radono al suolo.








Due pesi e due misure, ha fatto parlare molto l' intervento delle teste di cuoio russe quando un gruppo di terroristi islamici si è barricato in casa. Le informazioni accertate sono che possiedono armi e non intendono consegnarsi alla polizia. ecco, siamo in Russia e in questi casi non c' è molto spazio alla trattativa, in questi casi intervengono le teste di cuoio chiamate Spetsnaz, reparti speciali che adottano drastiche soluzioni molto riconosciute in Cecenia, non perdono tempo in sorta di trattative con i terroristi, eccoli all' azione.












sabato 5 dicembre 2015

VIDEO: Conferenza stampa russa sul traffico petrolio in Siria tra lo Stato Islamico, Turchia, Italia.








Siria, un’altra guerra per il petrolio

Con la scusa della lotta all’ISIS, le potenze occidentali puntano a controllare le ingenti risorse di petrolio e di gas del paese, e ad indebolire l’influenza della Russia e dell’Iran nella regione.







Le grandi imprese energetiche statunitensi, britanniche, francesi ed israeliane potrebbero essere le principali beneficiarie delle operazioni militari in Iraq e in Siria, finalizzate ad arginare il potere dello “Stato Islamico” (ISIS) e, potenzialmente, anche del regime di Bashar al-Assad.
Uno studio realizzato nel 2011, nel pieno della primavera araba, da una società di servizi petroliferi legata al governo francese e all’attuale amministrazione britannica, notava il significativo «potenziale idrocarburico» dei giacimenti offshore della Siria.
Lo studio fu pubblicato su GeoArabia, una rivista di settore pubblicata dalla società di consulenza del Bahrain GulfPetroLink, a sua volta sponsorizzata da alcune delle più grandi imprese petrolifere al mondo, tra cui Chevron, ExxonMobil, Saudi Aramco, Shell, Total e BP.
Lo studio, firmato da Steven A. Bowman, geoscienziato della compagnia energetica francese CGGVeritas, identifica «tre bacini sedimentari – Levante, Cipro e Laodicea – localizzati al largo delle coste siriane».
L’affaire segreto della Francia con la Siria di Assad
Durante la primavera araba, mentre la Siria sprofondava nel caos, la CGGVeritas operava nel paese per conto del ministero del petrolio e delle risorse naturali del presidente siriano Bashar al-Assad.
La compagnia francese è una delle principali società di prospezione sismica al mondo. Controllata al 18 per cento dal governo francese, la CGGVeritas aveva già acquisito dati sismici sui bacini offshore siriani nel 2005, e da allora era stata diventata la principale fornitrici di dati geofisici e geologici del regime siriano.
Nel 2011, la società francese aveva firmato col governo siriano un contratto esclusivo per offrire supporto tecnico per il “bando offshore internazionale” di quell’anno, finalizzato all’assegnazione dei diritti di esplorazione e di produzione di gas e di petrolio per i tre blocchi offshore al largo della costa siriana, nel Mar Mediterraneo.
Nell’articolo citato, Bowman – che è stata anche coinvolto nell’analisi dei dati sismici delle risorse energetiche libiche – descrive i bacini offshore della Siria come «una vera zona di frontiera dell’esplorazione», notando l’esistenza di varie “zone piatte”, che, se confermate, «rappresenterebbero degli obiettivi di trivellazione da svariati miliardi di barili/trilioni di piedi cubi».
Le grandi imprese energetiche fanno la corte ad Assad
La CGGVeritas ha anche effettuato lavori di prospezione e di coordinamento dei bandi nel Mare del Nord per conto del governo britannico.
Nel 2012, il dipartimento degli interni statunitense ha pubblicato uno studio geologico in cui notava che la Syrian Petroleum Co., di proprietà del governo di Assad,
cooperava con diverse società petroliere occidentali, tra cui la Chinese National Petroleum Co. (CNPC), la Gulfsands Petroleum (Regno Unito), la Oil and Natural Gas Resources Corp. (India), la Royal Dutch Shell (Regno Unito) e la Total SA (Francia) per mezzo di società affilate.
Due anni prima, la capitale Siriana, Damasco, aveva ospitato la settima esibizione internazionale siriana del petrolio e del gas, convocata dal ministero del petrolio di Assad. L’esibizione fu sponsorizzata dalla CNPC, dalla Shell e dalla Total francese, e vide la partecipazione di centinaia di rappresentanti delle imprese internazionali, il 40 per cento delle quali erano basate in Europa.
Un memo del 2010 redatto dagli organizzatori dell’evento, Allied Expo, per conto del ministero del petrolio siriano, spiega come la società britannica Shell contava di lavorare a stretto contatto con il regime di Assad.



domenica 8 novembre 2015

VIDEO TRADOTTO IN ITALIANO: Vladimir Putin - il suo intervento all'assemblea generale dell' ONU









Vladimir Putin arriva in ritardo all'assemblea generale Onu: il presidente russo è atterrato a New York mentre già parlava Barack Obama parlava al Palazzo di vetro. Putin, secondo il programma, avrebbe dovuto parlare poco dopo il leader Usa che, nel frattempo, aveva usato toni decisamente duri nei confronti del governo di Mosca. La foto del leader russo che sale sulle scale mobili della sede Onu è stata rilanciata su Twitter da numerosi giornalisti. Obama, nel frattempo, aveva già concluso il suo intervento



giovedì 8 ottobre 2015

VIDEO: Siria si combatte, la Nato accusa Putin: "La Russia non mira all' Isis





DAMASCO (SIRIA) - Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, accusa la Russia di sostenere le forze a favore del regime di Assad e, in tal modo, di minare l’intervento militare della coalizione occidentale in Siria. “La Russia non mira all'Isis ma agli altri gruppi e sostiene il regime di Assad e questo non è un contributo costruttivo”, ha infatti dichiarato Stoltenberg prima della riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza a Bruxelles. Il segretario generale della Nato ha aggiunto che in Siria si è assistito ad “una problematica escalation di azioni militari russe”, motivo per cui l’organizzazione si dichiarerebbe “pronta a difendere tutti gli alleati, compresa la Turchia, e pronta a dispiegare le forze in Turchia se necessario”. In particolare, l’intervento militare di Mosca risulterebbe dannoso nella prospettiva in cui si sostenga l’idea dell’inefficacia sul lungo periodo di una soluzione militare e della necessità di una transizione, per la quale Assad deve lasciare il potere.
Proprio ieri il Dipartimento di Stato americano ha accusato Mosca di aver compiuto oltre il90% dei bombardamenti in Siria non contro l’Isis o Al Qaeda, ma contro gli oppositori di Assad. Accuse simili provengono anche da Gran Bretagna e Germania. Il ministro della Difesa inglese, Michael Fallon, ha detto: “La Russia sta rendendo molto più pericolosa una situazione già molto seria. Chiederemo esplicitamente alla Russia di smettere di sostenere il regime di Assad e di usare costruttivamente la sua influenza sul regime perché fermi il 'barrel bombing' sui civili. Deve smettere il bombardamento in zone non controllate dall'Is e dare più sostegno a paesi come Turchia e Giordania”. Il ministro della Difesa tedesco, Ursula von der Leyen, ha aggiunto: “E' importante anche per la Russia capire che se si attacca chi lotta contro l'Isis, si rafforza l'Isis. E questo non è nell'interesse della stessa Russia”. Intanto, alcune Ong americane hanno denunciato il bombardamento di alcune strutture ospedaliere da parte di cacciabombardieri russi.






Ma la Russia smentisce tutto e, anzi, dichiara che gli attacchi dell’aviazione russa in Siria hanno messo fuori gioco “le capacità militari dell'Is e di altre organizzazioni terroristiche”. Lo conferma anche il tenente generale Ali Abdullah Ayyoub, che ha spiegato che l’esercito siriano ha sferrato un attacco decisivo contro i terroristi per liberare città e villaggi di cui gli estremisti islamici avevano preso il controllo. Inoltre, il direttore dell’Osservatorio siriano per diritti umani, Rami Abdulrahman, ha dichiarato che le truppe del governo siriano e le milizie alleate, sostenuto dagli attacchi aerei russi, hanno lanciato un’offensiva contro i ribelli dell’altopiano del Ghab, nell’ovest del Paese.



domenica 4 ottobre 2015

VIDEO: Siria un conflitto complesso e le dichiarazioni di Assad non fanno bene all' Occidente





– Secondo le dichiarazioni del vice-comandante dello staff generale delle forze armate russe, generale Andrei Kartapalov (uno degli ufficiali russi colpitidalle sanzioni europee), “a partire dal 30 settembre, l’aviazione russa ha effettuato oltre 60 missioni sul territorio della Repubblica araba di Siria, colpendo oltre 50 obiettivi infrastrutturali dell’Isis, tra cui centri di comando, depositi di esplosivi e munizioni, centri di comunicazione, piccoli impianti per la produzione di armamenti destinati ad attacchi terroristici, campi di addestramento per militanti”.
Le incursioni – precisa il generale – sono state condotte 24 ore su 24 dalla base aerea di Hmeymim fino molto all’interno del territorio siriano. Tali sforzi sono risultati nella distruzione di materiale e basi tecniche dei terroristi e hanno considerevolmente ridotto il loro potenziale di combattimento”.
Il successo dei primi tre giorni di operazioni appare tanto elevato che “le missioni aeree russe non solo continueranno ma aumenteranno d’intensità”, continua la lunga dichiarazione, che nel seguito dimostra il pieno controllo della situazione: “Abbiamo notificato tempestivamente l’inizio delle operazioni contro l’Isis: nella mattina del 30 settembre, l’addetto militare americano inIraq colonnello Hadi Petro è stato uno dei primi a esserne informato dal generale [russo] Kuralenko”, mentre “i colleghi stranieri sono stati informati… ed è stato raccomandato loro di ritirare tutti gli istruttori e consiglieri nonché le persone [ribelli ‘moderati’] che sono stati addestrati con i soldi dei contribuenti Americani” – qui l’ironia è piuttosto diretta.






L’ultima parte del comunicato assume poi un tono sferzante e tassativo, impensabile soltanto un paio di anni fa: “È stato anche raccomandato di bloccare qualsiasi volo aereo nell’area di azione dell’aviazione russa. A proposito, esperti Americani ci hanno informati che nel distretto [oggetto delle operazioni] non c’era nessuno eccetto terroristi.
… Chiunque sia interessato a contrastare i terroristi dell’Isis è stato invitato a partecipare a questa operazione, coordinando le azioni.
Abbiamo apertamente richiesto di condividere tutte le informazioni utili riguardo alle strutture dell’Isis sul territorio della Siria. Si deve riconoscere che ad oggi tali informazioni sono ricevute soltanto dai colleghi di Iran, Iraq e Siria. Siamo aperti al dialogo con tutti i Paesi interessati che volessero fornire contributi significativi”. L’alleanza è così delineata.

Nel video sottostante è possibile apprezzare cosa avviene quando i Russi individuano un “centro di comando” dell’Isis.
Secondo il Cremlino, la struttura mostrata nel video era un “centro di comando rinforzato vicino a Raqqah”, colpito da jet da combattimento Su-34 con bombe anti-bunker Betab-500, in grado di penetrare i rinforzi in calcestruzzo ed esplodere una volta all’interno che, secondo Igor Konashenkov, portavoce del Ministero della difesa di Mosca, “ha eliminato il centro di comando di uno dei gruppi terroristici, insieme a un deposito sotterraneo di esplosivi e munizioni: la potente esplosione all’interno del bunker indica che questo era utilizzato anche per immagazzinare una grande quantità di munizioni”, aggiungendo che tutti i raid “sono preceduti da una estesa sorveglianza per mezzo di droni e sono condotti a qualsiasi ora del giorno e della notte e in qualsiasi condizione atmosferica”.
Secondo numerosi analisti, l’esito della guerra contro gli jihadisti in Siria potrebbe essere questione di settimane invece che di mesi, il che sarebbe non soltanto estremamente imbarazzante per Washington, ma proverebbe molto efficacemente che gli Usa non si sono mai veramente impegnati per liberare la Siria dai gruppi estremisti, puntando unicamente alrovesciamento del legittimo governo di Bashar Al-Assad.
Il caos, la carneficina e l’emergenza umanitaria provocate dagli sforzi congiunti degli Stati Uniti, dell’Arabia Saudita e del Qatar per rovesciare Assad, in quella che recentemente su queste colonne abbiamo classificato come la guerra dei gasdotti, coinvolgendo l’Europa nel ruolo, come sempre passivo, di destinataria di immensi flussi migratori, ha fornito all’Iran e alla Russia – non a caso la controparte rispetto agli stessi gasdotti – un’opportunità unica per affermarsi come potenze egemoni nel medio oriente, molto al di là della Siria stessa. Cosa che ovviamente non sarebbe stata nemmeno immaginabile senza la vittoriosa resistenza prima iraniana e poi russa alle pressioni politiche, economiche e militari americane.
Prima di tutto, all’Iran si prospetta la continuità del collegamento con la potente formazione libanese di Hezbollah, e alla Russia la conservazione della sua storica alleanza con la Siriaincluse le basi militari, che da quella navale di Tartus si sono estese alle installazioni aereonautiche realizzate e tempo di record.
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L’asse Beirut – Damasco – Baghdad – Teheran che si va delineando in medio oriente, sostenuta da Russia e Cina
Inoltre, l’Iran da anni esercita la propria influenza sull’Iraq attraverso le milizie sciite (gli sciiti sono maggioranza nel paese) controllate dal comandante dei reparti iraniani di élite, i cosiddetti Quds, generaleQasem Soleimani, di cui sono note le frequentazioni al Cremlino. L’asse Mosca – Teheran può così ambire a espellere letteralmente gli americani da Baghdad, di cui l’accordo di cooperazione tra i servizi di intelligence di Iraq, Russia e Siria, sostenuto dall’Iran e annunciato alla fine di settembre, rappresenta un passo significativo. Altrettanto importante è stato l’intenso reclutamento di forze da parte delle milizie sciite irachene sotto il controllo iraniano, confluite già dall’anno scorso nella nuova formazione chiamata Kataib Al-Imam (Kia), la cui ossatura è stata fornita dall’esercito del Mahdi di Muqtada al-Sadr, potentissimo esponente sciita di Baghdad ritenuto a suo tempo tra i responsabili della decisione di impiccare Saddam Hussein (che, a sua volta, ne aveva fatto giustiziare il padre). Truppe ben addestrate del Kia sono impegnate nei combattimenti in Siria almeno dallo scorso mese di luglio, mentre un incontro operativo del generale Soleimani con ufficiali russi è sicuramente avvenuto il 24 dello stesso mese.
I combattenti iracheni e i volontari iraniani si stanno progressivamente spostando dall’Iraq alla Siria, soprattutto grazie alla decisiva copertura aerea fornita dalla Russia, unendosi così alle milizie di Hezbollah da tempo operanti nel paese.
A tutto questo deve aggiungersi l’annuncio di Baghdad, secondo il quale l’Iraq richiede ufficialmente e apertamente l’intervento dell’aviazione russa anche in Iraq contro le postazioni dell’Isis, indicando che una volta che Mosca e Teheran abbiano stabilizzato la Siria e il governo di Assad, la campagna congiunta dall’aria e sul terreno si sposteranno in Iraq, completando il vero e proprio “colpo di mano” che appare destinato a cambiare per lungo tempo gli assetti di potere e controllo in medio oriente.
Così il primo ministro iracheno Haider al-Abadi: “Siamo favorevoli ad un dispiegamento di truppe russe in Iraq per combattere le forze dell’Isis. Mosca potrebbe così fare i conti anche con i 2500 ceceni musulmani che lottano con lo Stato islamico in Iraq”.
Per completare il quadro territoriale, i russi hanno annunciato di voler fornire armamenti avanzati anche al Libano in funzione anti-terroristica, inclusi sofisticati sistemi anti-aereo, già consegnati recentemente all’Iran e ovviamente presenti in Siria – e prossimamente in Iraq – al seguito delle forze di Mosca.
Un risultato di tutto questo dispiegamento di forze è che lo stesso Israele non potrà più nemmeno immaginare di effettuare raid aerei contro postazioni di Hezbollah in Libano o in Siria, né qualsiasi altra operazione nell’area, che non sia gradita a Mosca. Non per questo, tuttavia, la sicurezza dello Stato ebraico appare più compromessa rispetto al passato.
Sul piano politico e diplomatico, infine, è da sottolineare che la stessa Cina non è rimasta alla finestra, prima dispiegando la portaerei Liaoning attualmente ancorata al porto diTartus, come confermato dal presidente del Comitato di Stato della Difesa della Duma russa Vladimir Komoyedov. A bordo della stessa portaerei saranno schierati ibombardieri cinesi di quarta generazione J-15, destinati ad affiancare le forze russe nei raid contro il califfato e le altre formazioni terroristiche. Sui tempi di tale impegno c’è incertezza, ma sul sito di intelligence israeliano Debka si parla di “giorni”.
Sembra quindi scattato il meccanismo delle alleanze sancite dalla Shanghai Cooperation Organization (Sco), guidato proprio da Russia e Cina, con l’Iran per il momento nel ruolo di “osservatore”.
Rimane soltanto un gigantesco interrogativo: a fronte di questa immensa débâcle dell’occidente, per non parlare del consiglio di cooperazione del golfo a guida saudita e qatariota, gli Stati Uniti e almeno il fido alleato britannico reagiranno in qualche modo, oppure rinunceranno senza colpo ferire al controllo del flusso del gas medio-orientale verso l’Europa nonché a gran parte dell’influenza politica e militare su un’area tanto vasta quanto strategica? Accetteranno che lo stesso gas, e forse in prospettiva perfino il petrolio della penisola arabica, sia scambiato in valute diverse dal dollaro? Lasceranno Israele potenzialmente in balia della volontà iraniana?
Per il momento, sul terreno rimane il cadavere della fallimentare strategia americana del controllo attraverso il caos e delle iniziative estranee alla legalità internazionale, sonoramente sconfitta dall’approccio russo che, come in Crimea e nel Donbass, ha subordinato qualsiasi intervento alla dimostrazione dell’effettiva volontà e del coraggio dei popoli. Quello dei siriani, stretti intorno al proprio presidente, è stato più che sufficiente



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mercoledì 27 maggio 2015

VIDEO: Saluti dalla Crimea






La propaganda ucraina ha battuto su svariate bugie costruite ad arte per aizzare odio e desiderio di guerra nelle menti dei cittadini ucraini, costretti a dover subire l'insulsa propaganda di TV e giornali controllati dal regime golpista di Kiev. 

Tra queste, la leggenda che in Crimea, terra che i golpisti di Kiev definiscono "occupata" (i crimeani avrebbero occupato loro stessi..), la popolazione sarebbe in preda alla fame, i supermercati sarebbero vuoti e chiunque osi parlare in ucraino (lingua parlata pochissimo anche in quasi tutta l'Ucraina) verrebbe picchiato e dileggiato. 
Il giornalista indipendente ucraino Anatoly Shariy ha pubblicato un video realizzato a Sebastopoli. Buona visione e tanti saluti a Kiev dalla Crimea.

domenica 8 marzo 2015

Video: Nemtsov, i giudici: "Un sospettato ha confessato"





Altre due persone sospettate di essere coinvolte nell'assassinio dell'oppositore russo Boris Nemtsov sono state arrestate dalla polizia russa. Lo scrive la Cnn online, che riprende l'annuncio di alcuni media russi. Salgono così a quattro le persone arrestate per l'omicidio dell'ex vicepremier ieltsiniano diventato uno dei principali oppositori di Putin.Ieri i servizi segreti russi hanno fermato due cugini di origine caucasica.

Secondo quanto dichiarato dal segretario del Consiglio di sicurezza dell’Inguscezia, Albert Barahoev, i fermati sarebbero collegati ai due uomini arrestati in precedenza, i cugini Anzor Gubashev eZaur Dadayev. In particolare, uno dei due sarebbe il fratello minore di Gubashev. Tutti e quattro sono ceceni. Gubashev viveva da diversi anni a Mosca, lavorando come guardia di sicurezza in un supermercato.
Ma è giallo per quanto riguarda Dadayev: per dieci anni membro del battaglione Sever (nord), unità di polizia del ministero dell’Interno ceceno.  Una notizia confermata dalla madre e da Albert Barakhaiev, segretario del Consiglio di Sicurezza della Repubblica russa di Inguscezia, vicina della Cecenia, dove i primi due sospetti sono stati catturati nei giorni scorsi, in due diversi distretti.
Non c’è invece conferma da parte delle autorità cecene. Gli inquirenti, secondo quanto ha precisato l’emittente, non hanno escluso che appartengano loro a un movimento islamico radicale del Caucaso. A loro si sono aggiunti due nuovi fermati.



Intervistata dal primo canale russo, la madre di Dadayev ha affermato di non credere alla colpevolezza, né al presunto legame con il fondamentalismo di suo figlio. «Ha combattuto i wahabiti, ha servito dignitosamente la patria, non può essere responsabile di questo delitto»,  ha assicurato la donna tra la lacrime. Ma non solo: c’è anche un “tenente Zaur Dadaiev“, appartenente alla 46ma brigata delle truppe interne di Cecenia, che nell’ottobre del 2010 venne pure omaggiato con la medaglia al merito di Putin. A rilanciare la notizia è stato Ilya Yashin, via Twitter. Ovvero, un altro oppositore di Putin, che aveva invitato a trovare i veri responsabili della morte di Nemtsov e non capri espiatori. Ora Yashin rivendica che venga chiarito se lo Zaur Dadayev fermato e il tenente decorato siano soltanto omonimi o siano, invece, la stessa persona.



mercoledì 21 gennaio 2015

Russia contro Obama: nessuno riuscirà a isolarci




L'Occidente, in particolare gli Stati Uniti, non riuscirà ad "isolare ulteriormente la Russia" e Mosca non permetterà l'avvio di una nuova guerra fredda. Lo ha dichiarato il ministro russo degli Esteri Sergey Lavrov, commentando in conferenza stampa le dichiarazioni del presidente Usa Barack Obama nel suo discorso sullo Stato dell'Unione.

venerdì 5 dicembre 2014

Un drone ha ripreso le immagini della città fantasma di Pripyat, la zona di esclusione colpita dal disastro nucleare di Chernobyl. Un video inquietante e mozzafiato







Un drone ha ripreso le inquietanti immagini della città fantasma di Pripyat, vicino Chernobyl – 2/12/2014. Il video ha ripreso la zona di esclusione che dal 1986 è ancora altamente radioattiva. Il video, della durata di 3 minuti, mostra le rovine della città: una ruota panoramica abbandonata, edifici vuoti, e piccoli dettagli che catturano le scene di vita quotidiana dell’Unione Sovietica, come le decorazioni dei palazzi con il simbolo della falce e martello. A quasi trent’anni di distanza dal disastro nucleare gli alberi hanno ripreso a crescere coprendo gli edifici e le diverse infrastrutture abbandonate, creando uno scenario mozzafiato ed inquietante al tempo stesso. La zona di esclusione oggi è accessibile per brevi periodo di tempo, ma la città di Prypyat è stata dichiarata insicura per vivere almeno per i prossimi ventimila anni.





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 La città fantasma di Pripyat il drone che ha ripreso la zona del disastro nucleare, è stato guidato da un progetto cinematografico ad opera del regista Danny Cooke, che ha deciso di riprendere le immagini dopo la visita a Chernobyl per creare un documentario della durata di sessanta minuti. Una curiosità: la ruota panoramica, e gli autoscontri che si vedono nel video, non sono stati mai utilizzati. Il parco dei divertimenti doveva essere inaugurato a Pripyat il 1 Maggio del 1986, sei giorni prima, il 26 Aprile, avvenne il disastro. L’ennesima beffa del destino.

giovedì 4 dicembre 2014

Rublo, Putin ordina alla Banca centrale di sbarazzarsi degli speculatori. «Sappiamo chi sono»



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Tempi tempi stressanti e difficili attendono la Russia", ma "le sanzioni" occidentali e altri vincoli esterni "sono soltanto un enorme incentivo per lo sviluppo accelerato" del Paese. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin durante il tradizionale discorso alla Nazione di dicembre, presso il gran palazzo del Cremlino.
Il discorso si tiene dopo che il governo ha annunciato un periodo di recessione e la banca centrale ha annunciato che interverrà senza limiti per arginare il crollo del rublo che mette a rischio al stabilità finanziaria del Paese.