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lunedì 30 gennaio 2017

VIDEO DELL' Attacco ad una moschea in Quebec: sei morti e otto feriti









Le vittime sono tutti uomini, tra i 35 e i 70 anni. La polizia parla di due arresti ma potrebbe esserci un terzo fuggitivo. Il premier Trudeau: "attacco terroristico contro i musulmani"

Uomini armati hanno ucciso sei persone e ne hanno ferite 8 nella moschea di Quebec City. Secondo l’emittente CBCNews, decine di fedeli erano riuniti all'interno della Centro culturale islamico della città canadese per la preghiera della sera quando, poco prima delle 20 ora locale, è iniziata la strage con armi da fuoco. Le vittime sono tutti uomini, tra i 35 e i 70 anni. La polizia parla di due arresti, uno dei quali dopo un caccia all'uomo terminata vicino alla zona dell'Ile d’Orleans, e della possibile esistenza di un terzo sospetto.




Le forze dell'ordine non hanno ancora fornito alcuna motivazione dell'attacco né hanno confermato il numero delle vittime, ma il premier canadese Justin Trudeau ha descritto la strage come un "attacco terroristico contro i musulmani", riferisce la Bbc. Trudeau ha detto di aver appreso la notizia con "shock tremendo, tristezza e rabbia". "Condanniamo questo attacco terroristico contro i musulmani in un centro di culto e rifugio", ha dichiarato Trudeau. "Mentre le autorità continuano ad indagare e i dettagli sono ancora da confermare, è straziante assistere a tanta violenza insensata. La diversità è la nostra forza e la tolleranza religiosa è un valore che noi, come canadesi, abbiamo a cuore".
Un testimone ha detto a Reuters che almeno due uomini armati hanno sparato contro circa 40 persone all'interno del Centro culturale islamico di Quebec City. "Perché succede qui? Questa è una barbarie", ha detto il presidente della moschea, Mohamed Yangui. Un testimone ha visto una squadra speciale della polizia entrare nella moschea di tre piani. Yangui, che non era all'interno dell’edificio quando si è verificata la strage, ha detto che ha ricevuto chiamate frenetiche da parte di persone presenti. Non sa quanti sono i feriti, ma sono stati già portati in diversi ospedali in tutta Quebec City. L’attacco è avvenuto dopo l’annuncio di Trudeau a proposito del fatto che il Canada accoglierà i rifugiati respinti dall’America, dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha sospeso il programma di accoglienza e ha sbarrato temporaneamente gli ingressi da sette nazioni a maggioranza musulmana.





  
Come la Francia, anche il Quebec sta cercando un modo di conciliare la propria identità laica con una popolazione musulmana in aumento, in particolare dal nord Africa. Gli episodi di islamofobia sono aumentati in Canada negli ultimi anni. Nella vicina provincia di Ontario, una moschea è stata data alle fiamme nel 2015, dopo l’attacco jihadista di Parigi. E nel giugno 2016 una testa di maiale era stata lasciata sulla soglia del centro culturale attaccato oggi.





sabato 27 giugno 2015

VIDEO: Tunisia, il terrorismo fa crollare il turismo: in fuga migliaia di visitatori





Attentato in Tunisia, colpiti due resort: 39 morti, ucciso il killer

Si è verificato un attacco contro i turisti a Sousse o Susa, terza città della Tunisia e polo turistico importante. Uomini armati di kalashnikov hanno fatto irruzione in un hotel di proprietà spagnola a circa 10 chilometri dalla città. Sono stati sentiti colpi d’arma da fuoco sulla spiaggia. Fonti di sicurezza hanno confermato che un attentatore è stato ucciso. Il bilancio delle vittime è salito a 39 e altri 39 sono rimasti feriti. Il ministero della Salute tunisino ha spiegato che molte vittime sono state ferite gravemente e sono morte in ospedale. L’autore principale della strage, uno studente tunisino di 23 anni, è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Almeno due autobus pieni di turisti hanno lasciato l’hotel Marhaba già venerdì sera. Molti dei turisti che soggiornano in alberghi vicini hanno deciso di porre fine alla loro vacanza e lasciare il paese.




Un testimone, un turista inglese, ha riferito di aver visto diversi turisti terrorizzati che scappavano. La spiaggia su cui si affaccia il resort, il luogo in cui si sono sentiti gli spari, è quella di Kantaoui. Mohamed Ali Laroui, portavoce del ministero degli Interni tunisino, ha confermato che ci sono state numerose vittime.
I proclami dell’Isis
Non si sa se si tratti di una coincidenza, ma nei giorni scorsi l’Isis, in occasione del Ramadan, aveva invitato i suoi sostenitori a rendere maggiori gli attacchi contro i cristiani, gli sciiti e i sunniti.
Un portavoce del Califfato islamico aveva esortato i militanti a trasformare il “mese santo” in un tempo di “calamità per gli infedeli”.
Le vittime
Secondo i media l’elenco delle vittime comprenderebbe soprattutto cittadini di nazionalità britannica, tedesca e belga. La stampa di Dublino ha riferito che almeno una delle vittime sarebbe irlandese, mentre fonti ospedaliere parlano di cittadini cechi, polacchi e francesi, oltre che tunisini.
L’allerta dell’intelligence italiana
I servizi di intelligence italiani hanno annunciato di essere in massima allerta, anche se hanno specificato che non c’è nessun segnale di allarme in particolare per il nostro Paese. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha espresso un sentimento di grande dolore nei confronti della Tunisia. L’unità di crisi della Farnesina è al lavoro per verificare se ci siano eventualmente dei nostri connazionali fra le vittime o nell’albergo.
Renzi: “Esiste un ‘tema Mediterraneo’”
Il Premier Renzi ha osservato che esiste un ‘tema Mediterraneo’ relativo alla sicurezza. Gli episodi che si stanno verificando dimostrano, secondo Renzi, che non si tratta più solo di attentati grandi, ma di piccole cellule che si muovono in maniera solitaria.




Tunisia meta sconsigliata
La federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo ha deciso di non consigliare più i viaggi in Tunisia, perché ha espresso la convinzione secondo la quale la sicurezza dei clienti deve essere massima. Si pensava che dopo l’attentato al museo del Bardo la situazione fosse sotto controllo, ma adesso ci si comincia di nuovo a preoccupare.



venerdì 26 giugno 2015

Tunisia, strage di turisti nei resort di SousseSousse

C'è un numero ancora non certo di vittime, ma almeno 27 persone sarebbero rimaste uccise. Uno degli attentatori è morto, un altro in fuga




Attentato in un resort di turisti a Sousse, in Tunisia. L'hotel davanti a cui è avvenuto l'attacco è l'Imperial Marhaba di Port el Khantaoui, resort di 5 stelle. Sousse, situata sulla costa centro-orientale tunisina, è capoluogo del governatorato omonimo, terza città tunisina per popolazione, uno dei poli turistici più importanti del Paese e la sua Medina è stato inserito nel Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
C'è un numero ancora non certo di vittime, ma almeno 30 persone sarebbero rimaste uccise secondo fonti del ministero degli Interni citate dalla France Presse. Di certo uno degli attentatori è stato colpito a morte ma anche alcuni turisti sono rimasti vittime della sparatoria. Uno dei due attentatori si è dato alla fuga. Gli spari sono stati sentiti anche nella zona circostante e un ospite britannico, ha riferito di aver visto diversi turisti terrorizzati che scappavano.
Al momento nessun gruppo ha rivendicato l'attacco. Tuttavia nei giorni scorsi lo Stato islamico aveva lanciato un appello ad aumentare gli attentati nel mese di Ramadan.



Su Instagram alcune foto di un uomo fra i 60 e i 70 anni, in costume da bagno, che giace in una pozza di sangue sulla spiaggia. David Schofield, in vacanza nel resort, ha raccontato di aver udito "una forte esplosione" mentre si trovava a bordo piscina. A quel punto, gli ospiti della struttura hanno cominciato a fuggire verso l'hotel. "Dicevano che c'erano uomini sulla spiaggia che sparavano. Non sapevamo cosa fare", ha riferito.
"Dolore e vicinanza" al popolo e al governo tunisini sono stati espressi dal premier italiano Matteo Renzi, a Bruxelles per il Consiglio europeo.



venerdì 22 maggio 2015

VIDEO: Arabia Saudita, esplosione in una moschea: molte vittime





Arabia Saudita: esplosione in una moschea, 30 morti

Almeno 30 persone sono morte in un'esplosione in una moschea sciita nel villaggio di al Qadih, nella provincia saudita a maggioranza sciita di al Katif. Lo ha riferito la Bbc

La moschea sciita di Kudeih, nell'est dell'Arabia Saudita, e' stata scossa da un'esplosione mentre oltre un centinaio di fedeli si trovavano in preghiera. Diverse le vittime, in quello che si teme possa essere stato un attentato kamikaze. Secondo un attivista, almeno 4 fedeli sono rimasti uccisi e altri feriti. La televisione degli Hezbollah libanesi, al-Manar, ha trasmesso immagini di corpi in pozze di sangue, tra vetri e detriti sparsi sul pavimento. L'ospedale della zona ha lanciato un appello per donazioni di sangue mentre dal ministero dell'Interno di Riad hanno fatto sapere che le indagini sono in corso per capire le causa dell'esplosione. La moschea dell'Imam Ali di Kudeih si trova nella provincia orientale di Katif, cuore della minoranza sciita, che da tempo lamenta di essere marginalizzata nel Paese custode della tradizione sunnita.



Di recente, la polizia saudita ha smantellato una presunta cellula legata allo Stato islamico, sospettata di pianificare attacchi per esasperare le tensioni tra le due comunita' nella regione orientale. Lo scorso novembre, sette persone, tra cui bambini, sono state uccise nel corso di una commemorazione religiosa. Se confermato la matrice terroristica, si tratterebbe del primo caso in Arabia Saudita. Riad e' impegnata a guidare una coalizione di Paesi sunniti nella campagna di bombardamenti contro la ribellione sciita degli Houthi nel vicino Yemen. Ugualmente, partecipa alla coalizione internazionale a guida Usa contro l'Isis.



sabato 18 aprile 2015

VIDEO: Attentato a Jalalabad, in Afghanistan, fa almeno 35 morti.





Kamikaze fuori dalla banca, strage dell’Isis in Afghanistan




In Afghanistan, almeno 35 persone sono morte e oltre 100 sono rimaste ferite in un attentato dinanzi all’ingresso di una banca nella città di Jalalabad, 120 km ad est di Kabul, vicino al confine con il Pakistan.
L’attentato è avvenuto di prima mattinata quando decine di persone, tra le quali anche funzionari pubblici, si trovavano all’ingresso della Banca di Kabul, nella capitale della provincia di Nangarhar, per ritirare il proprio stipendio. Un altra esplosione si è verificata fuori da un santuario. Il ministero dell’Interno afghano ha aggiunto che altre due bombe sono state disinnescate nella stessa zona.
I taleban afghani hanno negato oggi qualsiasi loro responsabilità nell’attentato. L’attacco invece è stato rivendicato dall’Isis tramite account twitter vicini allo Stato islamico. Il Califfato ha anche postato una foto del presunto attentatore con la bandiera dell’Isis sullo sfondo.




domenica 8 marzo 2015

Video: Nemtsov, i giudici: "Un sospettato ha confessato"





Altre due persone sospettate di essere coinvolte nell'assassinio dell'oppositore russo Boris Nemtsov sono state arrestate dalla polizia russa. Lo scrive la Cnn online, che riprende l'annuncio di alcuni media russi. Salgono così a quattro le persone arrestate per l'omicidio dell'ex vicepremier ieltsiniano diventato uno dei principali oppositori di Putin.Ieri i servizi segreti russi hanno fermato due cugini di origine caucasica.

Secondo quanto dichiarato dal segretario del Consiglio di sicurezza dell’Inguscezia, Albert Barahoev, i fermati sarebbero collegati ai due uomini arrestati in precedenza, i cugini Anzor Gubashev eZaur Dadayev. In particolare, uno dei due sarebbe il fratello minore di Gubashev. Tutti e quattro sono ceceni. Gubashev viveva da diversi anni a Mosca, lavorando come guardia di sicurezza in un supermercato.
Ma è giallo per quanto riguarda Dadayev: per dieci anni membro del battaglione Sever (nord), unità di polizia del ministero dell’Interno ceceno.  Una notizia confermata dalla madre e da Albert Barakhaiev, segretario del Consiglio di Sicurezza della Repubblica russa di Inguscezia, vicina della Cecenia, dove i primi due sospetti sono stati catturati nei giorni scorsi, in due diversi distretti.
Non c’è invece conferma da parte delle autorità cecene. Gli inquirenti, secondo quanto ha precisato l’emittente, non hanno escluso che appartengano loro a un movimento islamico radicale del Caucaso. A loro si sono aggiunti due nuovi fermati.



Intervistata dal primo canale russo, la madre di Dadayev ha affermato di non credere alla colpevolezza, né al presunto legame con il fondamentalismo di suo figlio. «Ha combattuto i wahabiti, ha servito dignitosamente la patria, non può essere responsabile di questo delitto»,  ha assicurato la donna tra la lacrime. Ma non solo: c’è anche un “tenente Zaur Dadaiev“, appartenente alla 46ma brigata delle truppe interne di Cecenia, che nell’ottobre del 2010 venne pure omaggiato con la medaglia al merito di Putin. A rilanciare la notizia è stato Ilya Yashin, via Twitter. Ovvero, un altro oppositore di Putin, che aveva invitato a trovare i veri responsabili della morte di Nemtsov e non capri espiatori. Ora Yashin rivendica che venga chiarito se lo Zaur Dadayev fermato e il tenente decorato siano soltanto omonimi o siano, invece, la stessa persona.



giovedì 5 marzo 2015

Bari, esplosione in una sala giochi: gravissimi tre giovani




Incubo in una sala giochi di Altamura, in provincia di Bari, la Green Table, in largo Nitti, che sarebbe stata presa di mira, poco dopo la mezzanotte di ieri. Secondo le ultime notizie, ci sarebbe stata un’esplosione probabilmente provocata da una bomba carta. Si muovono nel mondo della criminalità le indagini condotte dai carabinieri di Altamura e coordinate dalla Dda di Bari sull’esplosione. Ci sarebbero almeno 7 giovani feriti, cinque dei quali sarebbero stati già medicati e dimessi.



Un sesto è ricoverato ma non in pericolo di vita mentre il settimo Domenico Martinucci è ricoverato in rianimazione in gravi condizioni perchè colpito alla testa da alcuni frammenti: il giovane infatti era insieme agli altri sotto la vetrata dove dall’esterno è stata piazzata una bomba carta ad alto potenziale esplosivo. Nell’esplosione sono saltati per aria anche gli infissi che lo hanno colpito alla testa.
Da quello che si apprende, sarebbe in gravissime condizioni anche un altro ragazzo di 25 anni di cui al momento non si conosce il nome e che avrebbe il volto sfigurato a causa delle schegge che lo hanno colpito al viso. Il Green Table, questo il nome della sala giochi, è normalmente frequentato, a quanto si è saputo, da bravi ragazzi che si incontrano lì per trascorrere insieme le serate. L’esplosione ha devastato il locale e anche alcuni negozi attigui.



sabato 14 febbraio 2015

Copenaghen, spari contro il vignettista blasfemo, un morto e tre feriti




L’attentato a Copenaghen

venerdì 16 gennaio 2015

Controlli della polizia a Parigi e a Berlino Tra i fermati il principale complice di Coulibaly

Le diverse polizie europee sono ancora una volta in azione contro il terrorismo islamico, dopo lo scontro di Bruxelles di giovedì in cui due terroristi sono rimasti uccisi ed un altro lievemente ferito.
Due perquisizioni e dodici fermi sono stati compiuti dalla polizia francese nelle banlieue di Parigi in relazione agli attentati terroristici della settimana scorsa. Tra le 12 persone fermate c’è il principale complice di Amedy Coulibaly, quello che gli ha fornito supporto logistico e in particolare l’auto su cui viaggiava prima della sparatoria a Montrouge. Si tratterebbe, secondo le fonti, di nove uomini e tre donne. Sono stati interrogati per capire se hanno dato il loro sostegno ai terroristi negli attacchi, soprattutto in relazione alla fornitura di armi e veicoli. Alla base dell’operazione ci sarebbero tracce di Dna e intercettazioni passate al setaccio.

venerdì 9 gennaio 2015

Siamo in guerra

Secondo uno schema fin troppo familiare e prevedibile, i tiratori dell’attacco a Parigi del 7 gennaio 2015, sono cittadini francesi radicalizzati ed esportati in Siria per combattere nella guerra per procura della NATO contro il governo di Damasco, e poi rientrati per effettuare attentati interni. Inoltre, come in molti altri attentati interni, i sospetti erano da tempo sorvegliati dai servizi d’intelligence occidentali, con almeno un sospetto già stato arrestato per terrorismo. USA Today riferisce in un articolo dal titolo “Continua la caccia ai due sospetti terroristi francesi“, che: “Gli indagati sono i fratelli Said di 34 anni e Sharif Kouachi di 32 anni, cittadini francesi, e Hamyd Mourad 18 anni, la cui nazionalità non è nota, ha detto un funzionario della polizia di Parigi all’Associated Press, parlando sotto anonimato perché non autorizzato a parlare pubblicamente”. USA Today inoltre segnala: “I fratelli di origine algerina sono nati a Parigi. Sharif è stato condannato a tre anni di carcere per terrorismo nel maggio 2008. Entrambi i fratelli sono tornati dalla Siria questa estate”. Le implicazioni dell’ennesimo caso di terroristi radicali occidentali prima inviati a combattere la guerra per procura della NATO in Siria e poi rientrati, sono ben note alle agenzie d’intelligence occidentali, potendo effettuare un attacco ben eseguito ed altamente organizzato, sanzionato e ideato dalle stesse intelligence occidentali, rispecchiando quasi integralmente il tipo di operazioni che l’intelligence della NATO svolse durante la Guerra Fredda con simili reti di militanti radicali utilizzati sia come mercenari stranieri che come provocatori nazionali. Verso la fine della guerra fredda, uno di tali gruppi era al-Qaida, un fronte mercenario armato, finanziato e impiegato dall’occidente fino a oggi. Inoltre, con ogni probabilità, i fratelli che hanno preso parte all’attentato di Parigi combatterono in Siria con le armi fornitegli dal governo francese. France 24 avrebbe riferito l’anno scorso, con un articolo intitolato “La Francia consegna armi ai ribelli siriani, conferma Hollande“, che: “Il presidente Francois Hollande ha detto che la Francia aveva consegnato armi ai ribelli che combattono il regime siriano di Bashar al-Assad “un paio di mesi fa”.” Accusare dell’attacco l'”Islam radicale” non è che un trucco per oscurare la verità, che tali terroristi sono stati creati intenzionalmente dall’occidente per combattere i nemici all’estero e per intimidire e terrorizzare la propria popolazione.
Dobbiamo sbarazzarci dell’inganno
Come per ogni attacco false flag ideato da un governo per manipolare l’opinione pubblica e sostenere una politica estera e nazionale altrimenti ingiustificabile, vari inganni sono profusi per distrarre l’opinione pubblico dalla vera natura dell’attentato. Nel recente attacco a Parigi, in Francia, illusioni come “libertà di parola”, “condanna dell’Islam radicale”, “tolleranza” e “estremismo” sono al centro della scena, ignorando il fatto che i terroristi responsabili erano al guinzaglio non degli “estremisti islamici” ma delle agenzie d’intelligence occidentali che combattono le guerre per procura dell’occidente, in quanto membri di forze mercenarie ben finanziate, armate e addestrate che dal 2007 sono elemento essenziale della politica estera occidentale. Infatti, al-Qaida e le sue varie emanazioni non sono una creazione dell'”estremismo islamico” ma piuttosto della politica estera occidentale che usa l'”estremismo” per indottrinare le truppe, ma all’unico scopo di servire gli obiettivi occidentali. Come denunciato dal giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh, nel suo articolo del 2007 “The Redirection: la politica della nuova amministrazione avvantaggia i nostri nemici nella guerra al terrorismo?“, afferma esplicitamente che: “Per minare l’Iran, a maggioranza sciita, l’amministrazione Bush ha deciso, in effetti, di riconfigurare le priorità in Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, sunnita, in operazioni clandestine volte a indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno anche preso parte a operazioni clandestine contro l’Iran e la sua alleata Siria. Un sottoprodotto di tali attività è il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti dalla visione militante dell’Islam, ostili agli USA e simpatizzanti di al-Qaida”. Fino ad oggi, gli Stati Uniti, i loro partner della NATO, tra cui la Turchia, e i loro partner regionali come Israele, Arabia Saudita e Qatar armano, finanziano, sostengono, addestrano e mantengono tali “estremisti islamici” in Siria e Iraq e ai loro confini. In realtà, senza l’appoggio occidentale, tramite le autocrazie del Golfo Persico e le manifestazioni della rete globale di moschee gestite congiuntamente dalle agenzie d’intelligence occidentali e del Golfo Persico, non ci sarebbe un “estremismo islamico” di cui parlare. Indicando l'”estremismo” quale causa, piuttosto che come mezzo sfruttato dai veri responsabili di tale terrorismo globale supportato dall’occidente, non solo si perpetua tale inganno, ma s’invita a perpetuare un terrorismo che sconvolge e inorridisce.
L’occidente sostiene i centri di radicalizzazione e reclutamento interni
La recente crisi degli ostaggi a Sydney, con un dissidente iraniano con diritto d’asilo in Australia sfruttato dalla propaganda anti-iraniana, denuncia la vasta rete di radicalizzazione e reclutamento nella città australiana di Sydney, utilizzata per sostenere e inviare combattenti nella guerra per procura dell’occidente contro la Siria. La rete comprende molti individui ben noti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti australiani, molti dei quali si erano recati in Siria aderendo a note organizzazioni terroristiche, e che sono stati autorizzati a rientrare per continuare le loro attività in Australia. L’articolo del Daily Mail, “Perché il sospetto ex-terrorista ha chiesto alla polizia della bandiera del SIIL?” afferma: “La polizia antiterrorismo ha contattato l’uomo di Sydney, Zaky Mallah già accusato di terrorismo, che gli aveva chiesto la bandiera del SIIL. Nelle oltre quattro ore di assedio al Martin Place, gli agenti della squadra antiterrorismo della polizia del NSW ricevettero la richiesta se potevano dargli la bandiera del SIIL. Zaky Mallah, 30 anni, di Westmead. Sydney occidentale, chiese alla polizia antiterrorismo la bandiera appesa nel suo appartamento, la bandiera del moderato Fronte islamico, ma ‘non era interessata’”. L’articolo continua: “Due anni fa, Mallah si recò in Siria e visse con i ribelli dell’ELS impegnati nella sanguinosa guerra civile contro il duro presidente musulmano Bashar al-Assad ‘prima di impazzirvi’. Dopo il rientro, ha incoraggiato i giovani ad andare in Siria e ad impegnarsi nella jihad per la libertà contro al-Assad…” Come in Australia, la Francia sembra una riserva di ex-terroristi veterani della Siria, tutti inseriti nelle liste di controllo, e almeno in Australia certuni di tali terroristi sono stati scelti dalle agenzie di sicurezza per fare parte delle reti controllate e gestite dalle intelligence. Tali reti hanno raccolto migliaia di reclute per la guerra della NATO contro la Siria. La BBC ne parla nell’articolo intitolato, “La crisi dello Stato Islamico: ‘3000 jihadisti europei si sono uniti alla lotta’“, dicendo che: “Il numero di cittadini europei divenuti combattenti islamici in Siria e in Iraq è salito a oltre 3000, ha detto alla BBC il capo dell’antiterrorismo dell’UE. Gilles de Kerchove ha anche avvertito che gli attacchi aerei occidentali aumenteranno i rischi di rappresaglie in Europa”. Cosa esattamente l’opinione pubblica dovrebbe attendersi dai numerosi terroristi che emigrano all’estero per combattere con le forze terroristiche, che l’occidente presumibilmente combatte senza che sia capace di mutarne l’andazzo? Chiaramente, armare al-Qaida in Siria è stato intenzionale, aprendo le porte degli Stati e permettendo ai terroristi europei di aderire alla guerra per procura della NATO in Siria, e di rientrare per aderire alla crescente guerra della NATO contro i propri popoli.
Operazione Gladio con steroidi
Tali reti non solo rispecchiano le “reti Gladio” della NATO, costituite durante la Guerra Fredda che avrebbero dovuto attivarsi a seguito dell’invasione sovietica dell’Europa occidentale, ma che invece furono utilizzate come provocazione politica e terroristica dissimulata. Tali reti oggi sono l’emanazione degli eserciti segreti della NATO. I provocatori della NATO utilizzati durante la Guerra Fredda erano nazionalisti anticomunisti ed ex-ufficiali delle SS naziste, estremisti di ogni risma. Le loro credenze erano, però, in ultima analisi irrilevanti dato che furono utilizzati per un programma non definito da tali credenze. ma dall’agenda della NATO. Molti militanti ed estremisti utilizzati dalla NATO furono liquidati al compimento dei numerosi attacchi false flag organizzati dalla NATO al prezzo di centinaia di vite innocenti europei. Allo stesso modo, oggi molti elementi armati ed attentatori coinvolti nella lunga serie di attentati interni eseguiti dalla moderna “rete Stay Behind” della NATO sono stati uccisi, imprigionati e dimenticati. Mentre le operazioni da guerra fredda della NATO sembravano limitate al terrorismo interno, le reti di oggi sono utilizzate per effettuare sia guerre per procura all’estero che per compiere attacchi terroristici interni. La natura espansiva di tale rete e la minaccia che rappresenta per la pace e la stabilità globale, dovrebbe essere al centro del dibattito sull’attentato a Parigi, non la presunta fede, religione o supposta agenda degli attentatori che, proprio come le controparti della guerra fredda, non sono che capri espiatori e pedine di un gioco molto più grande e insidioso.