Secondo indicrezioni giornalistiche, navi militari e reparti da sbarco si starebbero muovendo verso la Libia: pronto un intervento per contrastare l'Isis?
Roma – Navi militari italiane al largo della Libia: la Marina italiana lancia una esercitazione che assomiglia molto a una missione di sorveglianza, come riferisce La Stampa, il quotidiano torinese, sul suo sito. E se la situazione dovesse precipitare, uomini e donne italiani in divisa sarebbero già pronti a fare il loro dovere per difendere le coste dagli sconvolgimenti portati dalle complesse politiche del Califfato.
SPEZIA E TARANTO – I due grandi porti della Marina sono stati entrambi coinvolti nelle operazioni: le navi dirette al largo di Tripoli sono salpate proprio da lì, dopo l’allarme scattato negli scorsi giorni. Dietro l’esercitazione – secondo quanto riferisce La Stampa – ci sarebbe la volontà di essere pronti a un rapido intervento qualora la situazione dovesse precipitare; se l’Italia sembrava distante dal fronte dell’Isis anche solo un mese fa, il precipitare della Libia verso il caos cambia completamente le carte in tavola.
INCURSORI – Non solo marinai, comunque; sulle navi della Marina militare sarebbero imbarcati anche i componenti del reggimento San Marco, giunti a La Spezia nel cuore della notte e saliti a bordo della San Giorgio. Sorveglianza del mare, dunque, ma anche la preparazione per un intervento a terra, qualora si rendesse necessario per salvaguardare vite e interessi italiani nella zona libica, ora sotto attacco dalle forze dei fondamentalisti islamici. Motoscafi, lance e quanto serve per interventi anfibi sono stati approntati, così come la portaerei Cavour.
CONFERME E SMENTITE – Ovviamente dagli ambienti militari non arrivano conferme. E neppure smentite. Nessuna voce ufficiale si è alzata a spiegare quanto sta accadendo: eppure che la destinazione sia la Libia è parso evidente a tutti. Se il governo Renzi manterrà la linea del non intervento, questa operazione sembra davvero un sistema per mostrare quale potenza potrebbe scendere in campo se dovutamente provocata e indurre i ribelli a tenersi alla larga dagli interessi italiani.
INTERESSI – Il gasdotto è sicuramente la priorità economica principale: Greenstream, il gasdotto Eni, transita proprio nei dintorni di Tripoli e, per quanto sia guardato a vista da 20mila uomini fedeli al governo di Tobruk – quello legittimo – il rischio resta alto. Quale miglior bersaglio ci sarebbe per i fondamentalisti islamici, in guerra per controllare Tripoli e dintorni? Dalla Libia potrebbero anche colpire un nemico occidentale e potrebbero davvero chiedere poco di meglio; ecco allora la necessità di una maggior vigilanza e la preparazione delle eventuali contromisure.