Post più popolari

Visualizzazione post con etichetta lavoro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lavoro. Mostra tutti i post

mercoledì 6 maggio 2015

Australia: sono 11.000 i giovani italiani dispo­sti a spez­zarsi la schiena sotto il sole




Non sem­pre il sogno si avvera, e molto spesso si torna delusi e basto­nati alla base. Sono 11.000 i giovani italiani partiti per l’Australia, giovani con la laurea riposta nel cassetto, dispo­sti a spez­zarsi la schiena sotto il sole, a fare i lavori più umili, quelli che in patria lasciano volen­tieri alla mano d’opera venuta da lontano. In attesa, ogni mat­tina all’alba in que­gli incroci pol­ve­rosi che chia­mano town, del fur­gon­cino gui­dato da abo­ri­geni sot­to ­pa­gati che li pre­leva, se il far­mer decide di assu­merli per una gior­nata a rac­co­gliere frutta o vege­tali, a gover­nare gli ani­mali o anche solo a spa­lare letame. A rivelarlo un documentario di 45 minuti intitolato “Sgobbare: gli sporchi segreti dietro il cibo fresco”, in cui si evidenzia lo sfruttamento dei lavoratori stranieri nelle campagne australiane del Queensland.
Inoltre è pratica comune “dimenticarsi” di pagare gli stipendi, 3,95 dollari l’ora a 11 ore al giorno per raccogliere cipolle, vendemmiare o allevare polli. Esistono tre tipi di contratti lavorativi qui: full time, part time, casual. Nel caso venga stipulato un contratto, è il modello casual il preferito dai datori di lavoro. Consiste in un lavoro a chiamata, nessuna garanzia di continuità e nessun diritto aggiuntivo come ferie o malattia. Si tratta in larga maggioranza di giovani provenienti da paesi orientali, ma tra loro gli italiani sono centinaia, molti i diplomati o i laureati. Nel solo 2014 sono state 250 le segnalazioni di italiani delle condizioni di vero e proprio schiavismo incontrate nelle farm australiane. In tutto gli italiani di recente arrivo in Australia sono calcolati in 11 mila, ma ovviamente non è detto che siano tutti nelle campagne. I più tacciono sulle condizioni di lavoro perché hanno paura di perdere il preziosissimo permesso di soggiorno, che dà loro la speranza di cambiare vita.



Sfruttamento? Di certo le aziende locali stanno beneficiando della manodopera straniera a basso costo. Il sistema australiano però, a differenza ad esempio di quello italiano, fornisce così un percorso semplice e legale ai migranti che vogliono restare nel Paese per un paio d’anni. C’è però un altro modo per rinnovare il visto. È quello scelto da Matteo, che preferisce non rivelare il cognome per evitare problemi con la legge. “La strada è semplice ed è la stessa seguita da tanti altri italiani – racconta – Sono andato in una fattoria del Nuovo Galles del Sud. Ho dato 700 dollari al proprietario della fattoria, un australiano, e mi sono fatto firmare da lui la domanda di visto in cui si dice che ho svolto gli 88 giorni di lavoro necessario”. Se tutto andrà bene, Mattia tra poco dovrebbe ricevere il nuovo visto. Il prezzo da pagare è però che dovrà fingere di aver veramente lavorato nelle campagne australiane per tre mesi. “Insomma – spiega – adesso che sono a Sydney non posso usare bancomat o carta di credito, e gli unici impieghi che posso accettare sono quelli in nero”. Il ministero dell’immigrazione ha cercato di metterci una pezza ma la rabbia è salita ancora perché il governo ha comunque respinto la richiesta di istituire una task-force internazionale per accertare i fatti e prevenire gli abusi.



domenica 29 marzo 2015

EGITTO, SI FINGE UOMO PER 42 ANNI PER MANTENERE LA FAMIGLIA

Si finge uomo per 42 anni per mantenere la figlia






Luxor Egitto. Una donna, Sisa Abu Daooh, ha ingannato tutti per ben 42 anni vestendosi da uomo e svolgendo tutti i mestieri che le donne non possono fare, solo per poter sostenere la sua bambina.
Ha svolto i lavori più pesanti: dalla lustrascarpe al muratore, fino al contadino. In questo modo ha aggirato il pregiudizio presente anche in Egitto dove si crede che sia sconveniente per le donne dedicarsi ai lavori manuali.
Sisa Abu Daooh ormai ha 64 anni e qualche giorno fa ha deciso di rivelare la sua vera identità a dei media locali. Quest’incredibile storia è stata notata anche dai media internazionali dopo che Abdel Fattah Al Sisi, il presidente egiziano, le ha dato il premio di madre ideale: e come non conferirle tale premio, dato che ha sacrificato perfino la sua identità pur di sostenere la figlia, Houda, dopo la morte del marito.
Questa tragica perdita, avvenuta nei primi anni Settanta, mentre era incinta, l’ha spinta a indossare il grosso camicione che portano gli uomini egiziani nelle zone rurali e a vivere facendo mestieri “maschili”.
Sisa è diventata anche nonna: aveva fatto sposare la figlia con un uomo più grande, poi morto di malattia.
Anche in questo caso, è stata lei a riprendere il controllo della situazione. “Ho sempre preferito lavorare piuttosto che mendicare. Vestita da uomo, mi sono difesa dagli assalti degli uomini e mi sono guadagnata da vivere” ha dichiarato.



lunedì 19 gennaio 2015

Facebook, presto 1200 nuove assunzioni





Facebook è sempre alla ricerca di nuove sfide e dopo l’acquisto di Quickfire Networks, è pronta ad investire su realtà virtuale, droni e data center.





Secondo un’intervista esclusiva realizzata da Reuters, il numero uno dei 
social network cerca esperti di realtà virtuale, droni e data center e per lo scopo è pronta ad assumere 1200 nuovi dipendenti. Gli esperti di realtà virtuale dovrebbero essere assegnati alla Oculus Rift, azienda acquisita sempre da Facebook mesi fa per circa 2 miliardi di dollari con l’obbiettivo di mettere in commercio, quanto prima, il casco virtuale nel mercato dell’intrattenimento digitale e nel gaming, ma anche in altri campi. Gli altri esperti assunti, invece, potrebbero essere inseriti nel Progetto Internet.org, che prevede di portare la rete digitale anche nei paesi più disagiati del mondo grazie ai droni e ai satelliti.