Post più popolari

Visualizzazione post con etichetta sequestro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sequestro. Mostra tutti i post

mercoledì 27 marzo 2019

Lo scontro tra Italia e Kenya sulle ricerche di Silvia Romano




Le difficoltà che stanno incontrando da mesi le autorità italiane per partecipare alle ricerche di Silvia Romano, la cooperante italiana di 23 anni rapita da tre uomini armati nel villaggio kenyano di Chakama, nel sud del paese, lo scorso 19 novembre. Secondo Sarzanini i carabinieri del Ros avrebbero chiesto più volte alle autorità kenyane di potersi unire alle indagini, senza mai ricevere risposta. Le ricerche di Romano sono in una fase di stallo, nonostante l’arresto di uno dei sequestratori avvenuto in Kenya lo scorso dicembre.
L’ultima richiesta per essere autorizzati a inviare un pool di investigatori a Nairobi è stata trasmessa via Interpol tre giorni fa. Ma, ancora una volta, dalle autorità locali non è giunta alcuna risposta. E così si è inasprito lo scontro tra Italia e Kenya sulla sorte di Silvia Romano, la ragazza di 23 anni volontaria per la Onlus «Africa Milele», rapita il 20 novembre scorso mentre si trovava nel villaggio di Chakama. Anche perché dallo Stato africano non è giunta alcuna notizia sulla sorte della giovane e con il trascorrere dei giorni aumentano i timori, alimentati del resto anche dalle dichiarazioni di una settimana fa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Posso dire che c’è stato un momento in cui sono stato confidente che si potesse avere un risultato positivo a portata di mano. I gruppi criminali sono stati individuati, ma non siamo ancora riusciti a venirne a capo e a raggiungere quel risultato per cui lavoriamo da mesi».



La prima istanza era stata presentata dai carabinieri del Ros appena qualche ora dopo la cattura di Silvia. In una lettera inviata al capo della polizia keniota, il generale Pasquale Angelosanto — d’accordo con il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e con il pm Sergio Colaiocco — aveva chiesto di poter partecipare alle indagini con un gruppo di investigatori specializzati che sarebbero partiti da Roma. Non aveva ricevuto alcuna risposta e così in questo periodo sono stati inviati numerosi solleciti, anche sfruttando i canali diplomatici. Tentativi che non hanno mai avuto riscontro, nonostante le difficoltà mostrate dagli investigatori locali che avevano assicurato di poter chiudere la vicenda in pochi giorni e invece si sono dovuti arrendere di fronte al fallimento delle indagini. E questo nonostante l’arresto di Ibrahim Adan Omar, uno dei sequestratori catturato nel villaggio di Bangale, nella contea di Tana River






mercoledì 10 giugno 2015

Liberato il medico rapito a gennaio in Libia





Torna a casa dopo mesi di prigionia il medico Ignazio Scaravilli, vittima di un sequestro in Libia dallo scorso 6 gennaio, ma strappato dalle mani nemiche grazie alle autorità di Tripoli ed a breve rientrerà in patria. Le stesse autorità, i cui uffici stanno ospitando temporaneamente Scaravilli, hanno avviato gli “adempimenti di rito” dopo le quali l’uomo potrà far ritorno.






Si stima che ciò possa accadere già tra pochi giorni, alla notizia la reazione della moglie: “Per il momento sono troppo agitata. Non sono in grado di parlare”, ha dichiarato la donna, “Dovete scusarmi ma io per il momento non sono in grado di fare nessuna conversazione. Sono contenta. Posso non essere contenta di una notizia del genere? Però sono troppo agitata.” Il ritorno di Ignazio Scaravilli, che secondo fonti ufficiali sarebbe in buono stato disalute, è quasi certo, nonostante le trattative siano ancora in corso. Si è espresso sul caso ed in via ufficiale anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel ringraziare tutte le autorità che hanno contribuito alla buona riuscita del salvataggio ed ha comunicato la propria soddisfazione per la conclusione positiva della vicenda. Tuttavia, la nazione attende ancora il ritorno di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita rapito quasi due anni fa (il 27 luglio 2013) in Siria.





martedì 28 aprile 2015

Nigeria, 293 donne salvate in foresta del nordest




Abuja (Nigeria), 28 apr.




- L'esercito nigeriano ha salvato 200 ragazze e 93 donne, durante una operazione destinata a cacciare il gruppo estremista islamico Boko Haram dalla foresta di Sambisa. Lo hanno fatto sapere le forze armate su Twitter. "Le truppe questo pomeriggio hanno salvato 200 ragazze e 93 donne dalla foresta di Sambisa. Non possiamo confermare che le ragazze di Chibok siano in questo gruppo", si legge nella dichiarazione. I militari hanno anche distrutto tre accampamenti dei militanti.
Boko Haram sequestrò più di 200 studentesse vicino al villaggio di Chibok ad aprile 2014, causando sdegno internazionale. Diplomatici e funzionari dell'intelligence hanno detto che ritenevano alcune delle ragazze si trovassero nella foresta, a circa 100 chilometri da Chibok, sebbene i droni Usa non le avessero individuate. Le forze nigeriane, sostenute da aerei da guerra, hanno invaso la vasta ex riserva coloniale la scorsa settimana, con lo scopo di cacciare gli estremisti dal territorio.