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sabato 11 aprile 2015

VIDEO: Usa-Cuba, una riconciliazione attesa da oltre mezzo secolo

Cuba e Stati Uniti, la stretta di mano fra Kerry e Rodriguez







PANAMA
 - Il segretario di Stato Usa Kerry e il suo omologo cubano Bruno Rodriguez hanno tenuto uno storico incontro a Panama alla vigilia del summit delle Americhe. Sull'account Twitter del Dipartimento di Stato americano è stata postata una foto dei due mentre si stringono la mano, nel primo incontro tra i capi delle diplomazie dei due Paesi dal 1958, prima dell'avvento dell'era di Fidel Castro.
«Lavorare insieme, sbarazzarsi delle ideologie, parlare con buon senso e unirsi per avere una visione comune su questo emisfero: con tutto questo saranno creati milioni di posti di lavoro», ha detto Kerry al summit rivolgendosi ai leader di 37 Stati americani riuniti a Panama. Uno dei temi fondamentali da affrontare è la rimozione di Cuba dalla lista degli Stati che sostengono il terrorismo compilata dal dipartimento di Stato americano. Ma al riguardo Washington non si è sbilanciata. PANAMA CITY.  Il segretario di Stato Usa John Kerry e il suo omologo cubano Bruno Rodriguez hanno tenuto uno storico incontro a Panama ieri sera alla vigilia del summit delle Americhe che si tiene oggi e domani. Sull'account Twitter del Dipartimento di Stato americano è stata postata una foto dei due mentre si stringono la mano, nel primo incontro tra i capi delle diplomazie dei due Paesi dal 1958. 

OBAMA PIÙ POPOLARE DEI CASTRO - Nei giorni scorsi, ha fatto scalpore un sondaggio secondo cui il 97% dei cubani ritiene che il processo di normalizzazione dei rapporti tra l'Avana e Washington porterà benefici a Cuba, dove il presidente americano Barack Obama risulta più popolare dei due fratelli Castro. Lo studio è stato condotto sull'isola dalla Bendixen&Amandi International, per conto di Univision e Washington Post, pubblicato alla vigilia del vertice delle Americhe a Panama, dove Obama e Raul Castro avranno un primo faccia a faccia dopo l'annuncio del disgelo, lo scorso dicembre.
80% DEI CUBANI: OPINIONE POSITIVA DI OBAMA - Circa l'80% dei cubani ha dichiarato di avere un'opinione «molto positiva» o«in qualche modo positiva» di Obama, contro il 17% che ha un'opinione negativa, mentre solo il 47% ha detto di avere un'opinione positiva di Raul Castro, contro il 48% che disapprova il suo operato. Lo stesso Fidel Castro gode del sostegno del 44% delle persone interpellate, mentre il 50% lo disapprova.
96% CHIEDE REVOCA DELL'EMBARGO - Secondo il sondaggio, il 96% dei cubani chiede la revoca dell'embargo commerciale Usa, a fronte di un 79% che si dice insoddisfatto del sistema economico cubano. La maggioranza dei cubani, il 53%, si è detta anche insoddisfatta del sistema politico, e il 58% ha un opinione negativa del partito comunista.



venerdì 13 marzo 2015

VIDEO: Cesare Battisti arrestato e poi rilasciato: la storia dell’ex terrorista italiano




L’ex terrorista Cesare Battisti è stato arrestato in Brasile, per poi essere trasferito nel carcere della capitale dello Stato. L’arresto è stato dovuto alla possibilità di mettere in atto un ordine di detenzione amministrativa per fini di espulsione. Si è trattato di un arresto durato poche ore, perché il suo legale brasiliano ha subito presentato ricorso, che è stato accettato immediatamente. Proprio l’avvocato di Battisti ha annunciato un’azione legalecontro la giudice federale che aveva decretato la sua espulsione. Secondo il legale non è di competenza di un giudice di primo grado decidere sull’espulsione.

Ha detto poi che il caso è stato risolto velocemente, facendo giustizia. Al momento dell’arresto Battisti si trovava insieme alla moglie e alla figlia. Non ha opposto resistenza e non è stato ammanettato. Era stata la giudice federale Adverci Rates a decretare l’espulsione dell’ex terrorista, negandogli l’opportunità di rinnovare il permesso di soggiorno. L’espulsione era stata decisa in collegamento con la vicenda dei documenti falsi di cui Battisti stesso era dotato. Avrebbe dovuto essere espulso verso la Francia o il Messico.
Dal Brasile si era già tornato a parlare di Cesare Battisti. Il caso è scoppiato a Brasilia lo scorso 30 settembre quando un uomo ha sequestrato un dipendente dell’albergo Saint Peter, nel centro della capitale, chiedendo tra le altre cose l’estradizione di Battisti in Italia. La vicenda ha riportato l’attenzione sulla storia dell’ex terrorista che scatena ancora oggi grandi polemiche.
Cesare Battisti è un ex terrorista rosso, che ha segnato uno dei momenti più difficili della recente storia italiana, i cosiddetti anni di piomboCondannato in contumacia in tutti i gradi di giudizio all’ergastolo per omicidio e concorso in omicidio, con sentenza passate in giudicato, Battisti ha vissuto prima a Parigi, trasferendosi in Messico e poi in Brasile, dove ha ricevuto lo status di rifugiato politico nel 2011. Oggi vive da uomo libero nel paese sudamericano dedicandosi alla scrittura, senza scontare le condanne inflitte dalla magistratura italiana per i delitti e i reati commessi negli anni Settanta.
Nato a Cisterna di Latina nel 1954, Cesare Battisti cresce in una famiglia con tradizioni comuniste, il che lo porta a interessarsi di politica fin da giovane iscrivendosi alla FIGC, la federazione dei giovani comunisti del PCI, per qualche tempo. Decide però di abbandonare il partito e si avvicina alla malavita, finendo più volte in carcere non ancora maggiorenne per alcune rapine. Nel 1977, compiuti i 18 anni, finisce in prigione a Udine dopo l’ennesima rapina: qui incontra Arrigo Cavallina, tra i fondatori dei PAC, i Proletari Armati per il Comunismo. Entra così a far parte dell’associazione eversiva e continua a compiere rapine, chiamate “espropri proletari” secondo la dottrina del gruppo.
Uscito dal carcere si trasferisce a Milano dove continuano le rapine a danni di negozi e attività commerciali. Sono anni di violenza e terrore, dove gruppi terroristici di destra e di sinistra mietono vittime innocenti in nome di un’ideologia malata. Battisti è uno dei protagonisti negativi di quest’epoca buia.
Il “battesimo del fuoco” per lui arriva il 6 giugno 1978, quando ancora non era passato un mese dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani. A Udine uccide Antonio Santoro, maresciallo della Polizia Penitenziaria. L’omicidio viene rivendicato dal gruppo sovversivo: a sparare sono stati Battisti e la sua complice, Enrica Migliorati, per vendicarsi del poliziotto, accusato di aver maltrattato i detenuti.
Nel 1979 Battisti firma come organizzatore e ideatore altri tre omicidi. Il primo avviene a Milano il 16 febbraio quando alle ore 15 viene ucciso Pierluigi Torregiani, un gioielliere. Secondo la rivendicazione del gruppo armato, l’uomo aveva ucciso un rapinatore in una tentata rapina della settimana precedente. Nello scontro a fuoco rimane implicato anche il figlio dell’uomo, Alberto, colpito da uno sparo partito dalla pistola del padre mentre tentava di difendersi e da allora paralizzato.
Alle 18 dello stesso giorno, l’azione si sposta a Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, dove viene freddato Lino Sabbadin, macellaio: anche lui aveva ucciso un rapinatore che era entrato in negozio due mesi prima. Due omicidi molto simili, organizzati come vendetta, e di cui Battisti fu organizzatore, ideatore e, nel secondo caso, anche “copertura armata”.
Il 19 aprile a Milano cade sotto i colpi di pistola l’agente della Digos Andrea Campagna che aveva partecipato agli arresti legati al caso Torregiani: Battisti è l’esecutore materiale dell’omicidio.



La vicenda giudiziaria
Cesare Battisti viene arrestato nel 1979 nell’ambito di una vasta operazione antiterrorismo e mandato nel carcere di Frosinone da dove segue il processo per la morte di Torregiani e degli altri procedimenti. Dopo la prima condanna per la morte del gioielliere, nel 1981 riesce a evadere e si rifugia in Francia, vivendo a Parigi per un anno da clandestino. Qui conosce la moglie con cui si trasferisce in Messico e dove nasce la figlia. Durante la permanenza nel paese centroamericano arriva la condanna in contumacia per i quattro omicidi.
Torna a Parigi dove frequenta la comunità di rifugiati italiani che vive nella capitale francese grazie alla dottrina Mitterrand sul diritto d’asilo. Qui continua la carriera di scrittore e traduttore, facendo anche il portinaio in uno stabile, ma nel 2004, grazie all’accordo Castelli-Parben di due anni prima, viene arrestato e le autorità italiane inoltrano la richiesta di estradizione al governo francese. Il 30 giugno il presidente JacquesChirac dà il via libera al rientro di Battisti in Italia e l’ex terrorista fugge dalla Francia, facendo perdere le sue tracce.
È il Brasile il paese scelto per l’ennesima fuga che dura poco: nel 2007 viene arrestato al termine di un’operazione congiunta con le forze brasiliane e i reparti speciali italiani. Chiede da subito il riconoscimento dello status di rifugiato politico, rifiutato nel 2008 dal Comitato nazionale per i rifugiati del governo brasiliano. Per questo decide di rivolgersi al ministro della giustizia, Tarso Genro, sapendo che aveva vissuto sulla sua pelle la repressione della dittatura militare e dichiarando che temeva per la sua vita una volta rientrato in Italia: Genro gli concede lo status di rifugiato politico.
La vicenda crea forti tensioni tra Italia e Brasile, tanto che il governo italiano richiama l’ambasciatore: nel 2009 il Tribunale supremo federale dichiara illegittimo lo status di rifugiato politico e con 5 voti su 4 dà il suo va libera all’estradizione, lasciando però al presidente Luiz Inacio Lula da Silva la scelta finale. Lula aspetta l’ultimo giorno del suo mandato, il 31 dicembre 2010 per negare l’estradizione: nel 2011 Battisti viene scarcerato.
Cesare Battisti si è sempre dichiarato innocente degli omicidi a cui è stato condannato (gli sono stati riconosciuti anche i reati di insurrezione armata, possesso illegale di armi e rapina a mano armata). La sua linea difensiva ha suscitato molto interesse al di fuori dei tribunali e molti intellettuali italiani, francesi e non solo si sono schierati in sua difesa. Tra i transalpini ricordiamo, Bernard-Henri Lévy, che ha curato la prefazione all’ultimo suo libro “Ma Cavale”), Serge QuadruppaniDaniel Pennac e soprattutto la scrittrice di gialliFred Vargas che sul caso Battisti ha scritto un libro, inedito in Italia, e lo ha aiutato anche economicamente nei primi anni di latitanza in Brasile.
Alla base c’è l’idea che i processi siano stati falsati dall’atmosfera di repressione che guidava la lotta al terrorismo. Battisti sarebbe un capro espiatorio, dato in pasto alla giustizia italiana da parte di alcuni pentiti, in particolare Pietro Mutti, membro del PAC, che lo accusò per avere gli sconti di pena. Incongruenze e forzature, secondo la linea di difesa, amplificate dall’impossibilità di difendersi in prima persona, visto che le condanne sono arrivate in contumacia. Dal Brasile Battisti ha rotto il silenzio e in molte interviste si è dichiarato innocente degli omicidi.
Le prove a suo carico però hanno retto in tutti i gradi di giudizio e in tutti i sette processi a cui è stato sottoposto: è stato condannato in contumacia perché è fuggito dall’Italia. Il fondatore dei PAC e suo mentore di allora, Arrigo Cavallina, condannato a 12 anni per l’ideazione dell’omicidio Santoro, confermò in un’intervista a Oggi del 2012 che Battisti sparò al maresciallo. Nella sua autobiografia “La piccola tenda d’azzurro”, ne parla poco, ma quello che dice è chiaro: “era un malavitosetto romano dall’intelligenza vivace”.
La realtà è che Battisti è stato riconosciuto colpevole di tutti i reati e gli omicidicommessi: per la giustizia italiana è un criminale e un assassino e come tale deve scontare la sua pena.



giovedì 18 dicembre 2014

Cambiano le relazioni diplomatiche tra Usa e Cuba

Comincia una nuova era dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba. "L'isolamento non ha funzionato", è giunto il momento di "un nuovo approccio" tra i due Paesi che porti anche alla fine dell'embargo.

NEW YORK. 
Comincia una nuova era dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba. "L'isolamento non ha funzionato", è giunto il momento di "un nuovo approccio" tra i due Paesi che porti anche alla fine dell'embargo: con una mossa storica, che a sorpresa archivia mezzo secolo di tensioni, Barack Obama ha annunciato in diretta tv che gli Usa ristabiliranno piene relazioni con Cuba, che Washington aprirà un'ambasciata all'Avana e che, grazie a contatti segreti portati avanti anche con l'aiuto di Papa Francesco, le autorità cubane hanno deciso di rilasciare "per motivi umanitari" Alan Gross, un americano che era detenuto a Cuba da oltre cinque anni.
E ancora, gli Usa hanno revocato le restrizioni su viaggi e rimesse in denaro verso l'isola caraibica e hanno accettato di liberare tre agenti cubani detenuti in Usa per spionaggio. Il regime dell'Avana ha rilasciato anche uno degli agenti segreti americani detenuto a Cuba da 20 anni e ha disposto la liberazione di "persone riguardo alle quali gli Usa avevano espresso il loro interesse", ovvero 56 prigionieri politici detenuti nell'isola: ad annunciarlo, in una diretta televisiva contemporanea a quella di Obama, è stato proprio Raul Castro. In un discorso ai cubani il fratello di Fidel ha affermato che le decisioni su Cuba prese dal presidente Obama "meritano il rispetto e il riconoscimento del nostro popolo", anche se, ha aggiunto, si tratta di misure che "non risolvono la questione principale, cioè il blocco economico, commerciale e finanziario che provoca enormi danni economici e umani, e deve cessare". Resta però il fatto che la svolta impressa dai due leader, maturata in contatti segreti avviati un anno e mezzo fa e giunta dopo un colloquio diretto martedì scorso ha una portata enorme.
E sia Obama che Castro hanno affermato che un importante ruolo per giungere a questo risultato lo ha svolto il Pontefice, che negli ultimi mesi aveva scritto ad entrambi, mentre ad ottobre il Vaticano ha ospitato anche un incontro tra le delegazioni dei due Paesi. "Voglio ringraziare Papa Francesco", ha detto Obama, così come Castro, che ha ringraziato il Vaticano "e in particolare Papa Francesco" per la sua mediazione. A sua volta, il Pontefice, di cui ieri ricorreva peraltro il 78/mo compleanno, ha espresso il suo "vivo compiacimento per la storica decisione dei Governi degli Stati Uniti d'America e di Cuba di stabilire relazioni diplomatiche". Soddisfazione per "la notizia molto positiva" è stata espressa anche dal segretario generale dell' Onu Ban Ki-moon, così come dal premier Matteo Renzi, che ha definito il disgelo tra i due Paesi "un passo avanti straordinario verso quegli obiettivi di apertura e dialogo che l'Italia, anche nella sua veste di presidente di turno dell'Ue, considera essenziali". I tempi del riavvicinamento saranno probabilmente veloci. "Ho dato al segretario di Stato John Kerry il mandato di avviare negoziati immediati con L'Avana per riavviare il dialogo fermo dal 1961", ha detto Obama, aggiungendo che Cuba verrà rimossa dalla ‘lista nera' dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo. E ancora, Obama ha annunciato di aver autorizzato "un aumento dei collegamento di telecomunicazioni tra Stati Uniti e Cuba", in modo che le aziende "saranno in grado di vendere merci che permetteranno ai cubani di comunicare con gli Usa e con altri Paesi".
E Kerry è pronto a partire. "Non vedo l'ora di essere il primo segretario di Stato americano a visitare Cuba in 60 anni", ha affermato. Allo stesso tempo, Obama parlerà al Congresso per arrivare alla revoca dell'embargo. Un risultato che vorrebbe raggiungere entro la fine del suo mandato, nel 2016. Non sarà però facile. Lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner, ha già bollato la svolta del presidente come "una concessione stupida", mentre l'influente senatore Marco Rubio, possibile candidato della destra alla Casa Bianca nel 2016, ha annunciato che farà "ogni sforzo per bloccare il tentativo disperato e pericoloso del presidente di lucidare la sua eredità a spese del popolo cubano". Un proposito già assunto anche da altri esponenti repubblicani, che sono già sul piede di guerra. Ma Obama non intende mollare: "Todos somos americanos", siamo tutti americani, ha affermato dando alla sua decisione anche un aspetto emotivo che va oltre la politica tradizionale. E la Casa Bianca fa sapere che il presidente non esclude una sua visita a Cuba.