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mercoledì 10 dicembre 2014
Premio Nobel contestato, "Dalai Lama"
Roma, 10 dic – Questo fine settimana i manifestanti occupano le strade di Roma chiedendo al Dalai Lama di “Porre fine alla sua ipocrisia e alla persecuzione religiosa”.
Centinaia di manifestanti italiani, tibetani e di altre nazionalità protesteranno contro il Dalai Lama durante la sua presenza, molto pubblicizzata, al XIV Vertice mondiale dei Premi Nobel per la Pace. I manifestanti innalzeranno cartelli e grideranno a gran voce “Falso Dalai Lama, dai libertà religiosa!” e “Falso Dalai Lama, smetti di mentire!”.
Dimostrazioni: Sab 13 Dic 9:30-13:30 Piazza Mancini e domenica 14 dicembre 9:30-13:30 Piazza Santi Apostoli.
I manifestanti affermano che, in contrasto con i principi che animano il premio nobel
per la Pace, il Dalai Lama ha forzatamente impedito ai praticanti di pregare la popolare divinità buddhista Dorje Shugden. Essi affermano inoltre che egli è responsabile di una aggressiva campagna di persecuzione che colpisce milioni di praticanti in tutto il mondo, che genera molta sofferenza e la violazione dei diritti umani, sino alla segregazione. Gli avvisi che impediscono l’ingresso e l’accesso ai servizi alle persone di fede Shugden e a coloro che sono in qualunque modo in relazione con essi, si sono moltiplicati sulle vetrine di negozi, ristoranti, ambulatori medici e persino sui cancelli dei palazzi in India. I manifestanti chiedono al Dalai Lama di agire per porre fine a questa persecuzione.
In un’intervista a Public Radio International dell’ottobre 2014, il Dr. Robert Barnett, Direttore di Studi Tibetani Moderni alla Columbia University, ha confermato l’esistenza di un divieto ufficiale da parte dello stesso Dalai Lama alla pratica di Dorje Shugden. A Public Radio International Barnett ha detto: “I praticanti Shugden nelle comunità tibetane in esilio hanno affrontato la persecuzione. E ha detto che l’amministrazione del Dalai Lama non ha affrontato questo molto bene”.
“Dalai Lama, agisci in accordo con ciò che predichi” dice il portavoce dell’ISC, Nicholas Pitts. “Pratica il dialogo e la tolleranza anziché l’odio”.
“Il Dalai Lama deve porre fine alle sofferenze causate dal suo settarismo e dalla sua intolleranza religiosa” dice Pitts. “Per diciotto anni egli ha rifiutato tutte le richieste di dialogo con noi e la persecuzione è peggiorata anno dopo anno. Alzare le nostre voci in proteste pubbliche fuori dai luoghi in cui si svolgono gli eventi del Dalai Lama è la nostra sola risorsa”.
Quest’anno, le proteste con le accuse al Dalai Lama di violazione dei diritti umani nei confronti dei buddhisti Shugden si sono tenute in più di 15 città americane ed europee, tra le quali Livorno che ha visto la presenza di più di 400 manifestanti.
Le forze di polizia di Livorno hanno elogiato i manifestanti dell’ISC quali modelli di pacifica protesta. In tutte le manifestazioni tenute dall’ISC fino ad ora non c’è stata nessuna inosservanza delle direttive date dalle autorità, nessuna violenza né alcun arresto. ISC dichiara di non essere finanziata né associata in alcun modo alla Cina e che continueranno le loro proteste fino a quando il Dalai Lama non agirà per porre fine alla persecuzione dei buddhisti Shugden.
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Ubicazione:
Roma, Italia
giovedì 4 dicembre 2014
Leader afroamericani convocano marcia il 13 a New York contro violenze polizia
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E' il momento di una manifestazione nazionale per affrontare un problema nazionale". Così il reverendo Al Sharpton, storico leader newyorkese del movimento per i diritti civili, ha annunciato per il 13 dicembre prossimo una marcia a Washington per protestare contro la violenza della polizia contro gli afroamericani. E contro il fatto che troppo spesso gli agenti responsabili non vengono perseguiti, come è avvenuto a Ferguson per la morte di Mike Brown ed a New York per la morte di Eric Garner.
"Non abbiamo fiducia nelle procuratori statali perchè lavorano mano nella mano con la polizia locale", ha detto Sharpton in una conferenza stampa ad Harlem a cui hanno partecipato anche la madre e la vedova di Garner, il 43enne afroamericano rimasto ucciso il 17 luglio scorso a Staten Island durante l'arresto, perché sospettato di vendere sigarette di contrabbando, perché un poliziotto lo ha soffocato stringendolo al collo. L'annuncio di Sharpton è avvenuto mentre a New York, ed in altre parti del paese, migliaia di persone protestavano per la decisione del grand jury di non incriminare il poliziotto.
"Ci troviamo di fronte una crisi nazionale - ha detto - quante persone devono morire prima che la gente capisca che questa è veramente una cosa con l'America deve fare i conti".
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New York, New York, Stati Uniti
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