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mercoledì 22 aprile 2015

Onu, un milione di rifugiati dalla Siria da accogliere in 5 anni




Lo ha detto il relatore speciale Francois Crepeau in una intervista al quotidiano britannico The Guardian. Un piano per contrastare i trafficanti di esseri umani




I Paesi ricchi dovrebbero concordare un piano globale per poter accogliere dalla Siria un milione di rifugiati nei prossimi cinque anni e fermare così i naufragi nel Mediterraneo. Lo afferma il relatore speciale Onu Francois Crepeau in una intervista al quotidiano britannico The Guardian. E' l'inattività dell'Europa, spiega l'esperto, a creare il mercato dei trafficanti di esseri umani. Oltre 1.750 morti sono avvenute nel Mediterraneo quest'anno, ha detto Crepeau, "potremmo invece offrire insieme accoglienza per un milione di siriani per i prossimi cinque anni.

Un piano globale per contrastare i trafficanti di esseri umani. Per un Paese come il Regno Unito questo vorrebbe dire circa 14 mila siriani all'anno per cinque anni. Per il Canada sarebbe meno di 9 mila l'anno per cinque anni, una goccia nel mare. Per l'Australia meno di 5 mila all'anno sempre per cinque anni. Possiamo gestire questo. Il piano globale potrebbe essere esteso fino a sette anni e comprendere altri rifugiati in fuga dai paesi in guerra, come l'Eritrea", ha aggiunto. Per l'esperto si ridurrebbe il mercato dei trafficanti di esseri umani, i costi per le richieste di asilo e soprattutto il numero dei morti



domenica 19 aprile 2015

Diretta Euronews, costanti aggiornamenti sullla Strage di migranti nel Canale di Sicilia: i morti potrebbero essere un migliaio






L'allarme è stato lanciato intorno alla mezzanotte da un mercantile portoghese. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: "Se i numeri del naufragio fossero confermati, potrebbe essere una delle più grandi tragedie avvenute nel Mediterraneo"

Potrebbe essere "una delle più grandi tragedie avvenute nel Mediterraneo". Carlotta Sami è la portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), è lei a dare la misura di quello che sta accadendo nel canale di Sicilia, 60 miglia a nord della Libia: un peschereccio carico di migranti la notte scorsa si è capovolto, a bordo del barcone vi sarebbero state circa 700 persone, forse di più. In particolare, l'agenzia di stampa Adnkronos, citando alcuni testimoni, scrive che sull'imbarcazione vi erano oltre un migliaio di persone. Secondo fonti della Guardia costiera, sarebbero 23 i corpi senza vita recuperati in acqua, i superstiti, invece, per ora sarebbero soltanto 28.
LA DINAMICA — L'allarme è scattato intorno alla mezzanotte. Sarebbe partito da un mercantile battente bandiera portoghese, il King Jacob, si stava avvicinando ad un peschereccio di una trentina di metri stipato di migranti in grave difficoltà. A bordo del barcone sarebbe scoppiato il panico, gli immigrati si sarebbero assiepati su un unico lato dell'imbarcazione, che si sarebbe capovolta. I mezzi di soccorso sono al lavoro già dalle prime ore dell'alba. Oltre ai mezzi navali militari, sono stati dirottati nella zona alcuni pescherecci e navi mercantili. "Nella zona c'è una grande macchia di nafta, pezzi di legno e salvagenti", ha raccontato il generale della Guardia di Finanza, Antonino Iraso.







LA POLITICA
 — Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha interrotto l'apertura della campagna elettorale del Pd per le prossime amministrative, cancellando gli appuntamenti del pomeriggio. Prima di rientrare a Roma da Mantova, è intervenuto sulla tragedia che si sta consumando nel Canale di Sicilia: "Al momento sono 28 i morti, ma saranno molti, molti di più", ha esordito il premier. "Il cuore continua a battere forte e a domandarsi come si può discutere di bellezza quando nel Mediterraneo quotidianamente assistiamo a una strage, al dolore di tanti uomini, ad intere generazioni che muoiono in un tempo in cui la comunicazione è globale. Come si fa a rimanere insensibili?". 
Dai microfoni di Sky Tg24 è intervenuto il numero uno della lega Nord, Matteo Salvini: "È una tragedia annunciata. Più ne partono più ne muoiono", ha attaccato il leader del Carroccio. "Dalla stage di Lampedusa non è cambiato nulla: partono, annegano o sbarcano, scappano e si alimenta lo scontro sociale. Cosa dobbiamo ancora aspettare per attuare un blocco navale per evitare le partenze? Altri 700 morti? L'ipocrisia di Renzi, Alfano e Boldrini crea solo morte".

LA LUNGA SCIA DI MORTI — Quella che si sta consumando nel Canale di Sicilia è soltanto l'ultima tragedia, forse la più grave, di una lunga drammatica sequenza. Ecco i più recenti precedenti: 
13 aprile 2015: un barcone si capovolge a circa 80 miglia dalle coste della Libia. Nove i morti e 144 i migranti portati in salvo. 
4 marzo 2015: un barcone si rovescia nel Canale di Sicilia, sono 10 le vittime accertate.
11 febbraio 2015: 29 migranti muoiono assiderati in un naufragio a 100 miglia da Lampedusa. L'imbarcazione era partita dalla spiaggia di Tripoli con altri tre gommoni con a bordo almeno un centinaio di persone su ogni mezzo. I superstiti parlano di centinaia di vittime oltre a quelle recuperate. 
19 luglio 2014: altra tragedia a largo di Lampedusa. 18 profughi muoiono asfissiati nella stiva di un barcone a circa 80 miglia dall'isola 
29 giugno 2014: un barcone con a bordo circa 600 migranti e 45 cadaveri viene soccorso dalla Marina militare. 
3 ottobre 2013: al largo delle coste di Lampedusa si consuma una vera e proprio strage. In un naufragio muoiono 366 migranti. 
30 settembre 2013: 13 migranti muoiono in uno sbarco sulla spiaggia di Sampieri, a Scicli, nel tentativo di raggiungere la costa. Presi a cinghiate, i migranti, tutti uomini, erano stati costretti dagli scafisti a buttarsi in mare. Gli immigrati, circa 200, avevano raggiunto la costa ragusana a bordo di un peschereccio che si è arenato a pochi metri dalla riva. 
10 agosto 2013: sei migranti muoiono sulla spiaggia del lungomare della Plaia di Catania, nei pressi del `Lido Verde´, annegando mentre cercano di raggiungere la riva. Sull'imbarcazione viaggiavano oltre 100 extracomunitari. 
11 ottobre 2012: 34 immigrati, tra cui sette bambini e 11 donne, sono le vittime di un naufragio avvenuto a 70 miglia da Lampedusa. Il barcone su cui viaggiano si capovolge mentre i migranti si muovono per farsi notare da un elicottero in ricognizione. Circa 206 migranti, invece, sono portati in salvo dalla Marina Militare. 
1 agosto 2011: 25 profughi, tutti uomini e non ancora trentenni, muoiono asfissiati nella stiva di un barcone partito dalle coste libiche verso Lampedusa. I cadaveri vengono scoperti dagli uomini della Guardia costiera una volta terminato il trasbordo degli extracomunitari. 
19 maggio 2011: tragedia sfiorata per oltre 400 profughi partiti dalla Libia. A bordo del barcone in legno, a circa 20 miglia dalla costa di Lampedusa, si sviluppa un principio di incendio, spento solo grazie all'intervento di quattro finanzieri saliti a bordo prima di effettuare il trasbordo dei migranti. 
14 marzo 2011: nel Canale di Sicilia affonda un barcone con a bordo una quarantina di tunisini. Solo in cinque riescono a salvarsi, gli unici che sapevano nuotare, salendo su un altro barcone diretto a Lampedusa. A raccontare i particolari del naufragio sono gli stessi superstiti appena sbarcati sull'isola. 
4 marzo 2011: un barcone che trasporta 30 immigrati nordafricani naufraga nel Canale di Sicilia, a circa 40 miglia dalla coste del trapanese tra Marsala e l'isola di Marettimo. I migranti sono soccorsi dal motopesca mazarese Alcapa, ma durante le operazioni di trasbordo quattro di loro finiscono in mare, a causa del maltempo. Due vengono subito recuperati dai marinai del peschereccio mazarese, altri due, invece, scompaiono tra le onde del mare in tempesta. 
16 febbraio 2011: nel Canale di Sicilia scompare un barcone di circa 45 metri con a bordo forse oltre 200 immigrati. 
8 maggio 2011: 527 profughi sono salvati in extremis a Lampedusa da un barcone incagliato sugli scogli che rischia di capovolgersi, ma tre di loro, tutti giovanissimi, non ce la fanno e muoiono a un passo dall'agognata meta. 
6 aprile 2011: un barcone partito dalla Libia con 300 persone a bordo si ribalta nel Canale di Sicilia a causa delle cattive condizioni del mare. A più di 12 ore dalla tragedia sono 51 le persone tratte in salvo mentre i dispersi, da quanto emerge dal racconto dei superstiti, sono oltre 200. 
3 aprile 2011: i corpi di 70 migranti morti probabilmente durante una traversata per raggiungere, forse, le coste italiane vengono recuperati al largo della Libia, nei pressi di Tripoli. 
30 marzo 2011: un barcone con a bordo 17 immigrati partiti dalla Libia affonda a largo di Lampedusa. A raccontarlo sono i sei superstiti, secondo cui sarebbero annegati 11 loro compagni durante la navigazione.






domenica 15 febbraio 2015

Libia, gli italiani lasciano il Paese Isis, minacce “all’Italia crociata”





Non è un’evacuazione ma piuttosto una delle preannunciate operazioni di alleggerimento
 dei connazionali presenti nel Paese”, lo ha annunciato la Farnesina. In altre parole, agli italiani presenti in Libia è stato chiesto di rientrare temporaneamente nel nostro Paese e il ministero ha “ribadito il pressante invito ai connazionali a non recarsi in Libia a causa del progressivo deterioramento della situazione di sicurezza”. L’invito, peraltro, era già operativo dallo scorso primo febbraio ma l’operazione è diventata operativa soltanto adesso.
Nel warning si puntualizza che “in tutta la Cirenaica la situazione di sicurezza è progressivamente deteriorata ed è pertanto assolutamente sconsigliata la presenza di connazionali dovunque e con particolare riguardo a Derna“. A rischio, anche Bengasi e l’area urbana di Tripoli, dove “si sono verificati scontri armati ed episodi ostili che testimoniano un sensibile innalzamento della tensione e confermano la permanenza di un significativo livello di rischio anche all’interno dei centri urbani, che può potenzialmente interessare tutto il personale espatriato. Tali circostanze inoltre – si legge ancora nel warning – evidenziano la complessiva fragilità del quadro di sicurezza in Libia, minato da fattori di diversa matrice, all’interno del quale possono trovare spazio anche azioni di natura terroristica. Permangono in tutto il Paese elementi di tensione suscettibili di trovare repentine manifestazioni in forma non pacifica, che fanno leva sulla perdurante impossibilita’ per le forze dell’ordine governative di garantire un effettivo controllo del territorio”.



La situazione in Libia si fa sempre più preoccupante e l’ambasciata italiana a Tripoli ha dato indicazione ai connazionali di lasciare temporaneamente il Paese. In tempi brevi potrebbe anche essere chiusa la stessa ambasciata e rimpatriato il personale. L’Isis, in Libia ha raggiunto l’importante città di Sirte.
La decisione di far rientrare i nostri connazionali è arrivata dopo che l’Italia, come ha dichiarato il ministro della difesa, Roberta Pinotti, ha offerto la propria disponibilità a guidare in Libia una coalizione di paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord, per fermare l’avanzata dell’esercito dell’Isis, arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste.
Sotto tiro anche il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, che aveva spiegato che l’Italia era pronta a “combattere in Libia in un quadro di legalità internazionale”. Affermazioni che hanno fatto scattare la minaccia dell’Isis nei confronti del responsabile degli Esteri che, nel radiogiornale ufficiale dell’Isis diffuso dall’emittente al Bayan da Mosul nel nord dell’Iraq, ha definito Gentiloni il “ministro dell’Italia crociata, nazione che vuole unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico”.
Situazione difficile anche nello Yemen, dove per il precipitare degli eventi e il progressivo aggravarsi della situazione il ministero degli Esteri ha deciso la chiusura temporanea dell’ambasciata a Sana’a.
La decisione è stata presa nel quadro di un coordinamento internazionale che ha portato diversi paesi a chiudere le loro ambasciate. L’ambasciatore Galli e tutto il personale stanno facendo rientro in Italia in sicurezza in queste ore.