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mercoledì 27 maggio 2015

La Commissione europea definisce le quote migranti da distribuire. L’ascolteranno?




La Commissione europea torna a riparlare di quote dei migranti da distribuire tra i diversi componenti l’Unione. Vara concretamente, così, il piano secondo cui i diversi paesi che ne fanno parte accetteranno l’ingresso in due anni di 40.000 migranti cui sarà riconosciuto il diritto di asilo, dopo essere stati accolti in Italia e in Grecia.
Queste norme varranno solamente per i migranti in arrivo o già presenti nei due paesi dall’aprile scorso. Si prevede che, grosso modo, saranno dislocati nel resto d’Europa 24 mila migranti giunti in Italia e 16 mila in Grecia.
Queste le proposte da portare ora al voto del Parlamento di Strasburgo. Ma soprattutto da dover far digerire agli stati nazionali. Cosa più facile a dirsi che a farsi. Già tutti si attendono l’innalzamento di barricate invalicabili verso ogni ipotesi di suddivisione nei singoli paesi deciso da Bruxelles.






Le prime a tirarle su sono le capitali come Londra, Dublino e Copenaghen. Ma anche altre non scherzano come quelle di Ungheria, Slovacchia e Polonia, solo per citarne alcune.
L’accoglienza secondo la Comunità sarà assicurata solamente ai migranti in condizione di richiedere asilo politico e non a quelli arrivati per motivi economici o per altre ragioni, cosa che per gli esperti dovrebbe portare all’accoglimento solamente per i migranti provenienti dall’Eritrea e dalla Siria.
Secondo i dati degli organismi internazionali, nel corso dello scorso anno, sono giunti in Europa 220 mila profughi e, quindi, visti i numeri in ballo, già si porranno importanti questioni relative alle selezioni degli aventi diritto e all’organizzazione del rimpatrio degli esclusi. Cose da far tremare i polsi, ma su cui non si sa ancora nel dettaglio niente dei piani predisposti, visto che per ora ci si preoccupa solamente della questione delle impronte digitali da prendere ai migranti.
Su tutto, però, resta la grande incertezza di quanti saranno i paesi disponibili ad aderire al progetto e ad accettare le quote loro spettanti. Molti vorrebbero, infatti, una scelta su base volontaria e solo Germania, Austria e Svezia, sia pure con convinzioni diverse, si dicono pronte a fare la loro parte.
Francia e Spagna, invece, si sono clamorosamente tirate indietro dopo i primi giorni di commozione seguiti alle tragiche vicende vissute sul Mediterraneo che in pochi giorni ha inghiottito più di mille migranti. Stando alle cifre ufficiali che potrebbero rivelarsi veramente prudenziali.
Ai due grandi paesi mediterranei si sono aggiunti subito numerosi altri del centro e del nord Europa che sostengono di non poter accogliere il numero dei migranti loro assegnati perché rischierebbero di veder sollevare contro i governi le loro pubbliche opinioni. Queste si sono, sì, lasciate coinvolgere dalle drammatiche immagini provenienti dal Canale di Sicilia, ma giunti al dunque non intendono proprio ospitare i migranti.
Britannici, irlandesi e danesi già possono chiamarsi fuori, come del resto fanno, per le regole che fissarono a suo tempo l’adesione all’Unione e, così, sarà necessario proprio aspettare le decisioni finali per vedere come andrà a finire questa storia.



martedì 12 maggio 2015

La Libia avverte: “Isis sarà in Italia entro poche settimane”




Il Ministro dell'Informazione turco avverte l'Italia: "L'Isis arriverà da voi con i barconi nelle prossime settimane", ribadendo poi l'appello a togliere l'embargo sulle armi: "Combatteremo lo Stato Islamico anche per voi"




I miliziani dell’Isis raggiungeranno le coste italiane nell’arco di poche settimane. Ne è convinto il governo di Tobruk, che ammonisce il nostro Paese riguardo ad una possibile infiltrazione di terroristi islamici che avverrà nelle prossime settimane mediante i barconi degli scafisti. Non è la prima volta che dalla Libia arrivano ammonimenti di questo genere, ma in questo caso Omar al Gawari, il Ministro dell’Informazione libico, sembra essere particolarmente convinto delle proprie esternazioni.
“Nelle prossime settimane l’Italia sperimenterà l’arrivo non solo di proveri emigranti dall’Africa, ma anche di barconi che trasportano Daesh (il nome arabo per indicare lo Stato Islamico, ndr). Ma al Gawari non si ferma qui, rendendo noto anche che “Malta e l’Italia saranno interessate da operazioni attraverso i porti che sono dominati da Fajr Libya”Fajr Libya è la coalizione delle milizie filo-estremiste che risultano essere attualmente al potere a Tripoli, e che controllano parimenti anche le regioni occidentali della Libia.
“L’esercito ed i responsabili libici hanno informazioni in proposito” ha poi concluso il Ministro dell’Informazione della Libia, che ha così lasciato intendere di essere in possesso di materiale sensibile riguardante la reale minaccia dello sbarco dell’Isis in Italia, ma di non poterlo diffondere al momento. Omar al Gawari ha poi affermato che “Le forze armate libiche devono essere ben equipaggiate per far fronte all’emigrazione clandestina: sia la Marina che protegge le coste, sia l’esercito che protegge le frontiere terrestri”, allo scopo di prevenire ogni infiltrazione di terroristi.
Ribadita anche la richiesta, già espressa più volte ma finora rimasta inascoltata, di eliminare l’embargo sulle armi in Libia: “I libici vogliono che sia tolto l’embargo sulle armi, e pagheranno col loro denaro per acquistare le armi necessarie per restaurare la pace e la sicurezza del Paese. Non abbiamo bisogno di aerei. Per questo-conclude al Gawari-chiediamo alla comunità nazionale di indirizzare un messaggio ai golpisti di Triplo di smetterla, lasciando operare il governo legittimo che è stato eletto”.
Come già affermato in altre sedi dunque, la Libia non chiede soldati, operazioni umanitarie o aerei di supporto: chiede semplicemente di potersi armare così da combattere da sola l’Isis in casa propria prima che possa raggiungere il nostro Paese. Il governo di Tobruk è particolarmente sensibile al problema dello Stato Islamico, e solo ieri la Libia ha bombardato un mercantile turco perché si era avvicinato troppo alla città-califfato dell’Isis di Derna. Il governo libico è infatti convinto che la Turchia, contrariamente a quanto dichiara, finanzi segretamente i terroristi, fornendo loro soldi ed armi.